GIANNA BOTTI ANCORA PREMIATA A FIRENZE AL “MARA CASSIGOLI” PER IL RACCONTO “EDIZIONE STRAORDINARIA”

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Gianna Botti 3^ classificata al premio “Mara Cassigoli”, ha ricevuto alla Biblioteca delle  Oblate di Firenze l’ennesimo riconoscimento letterario, ( 15° premio in due anni-5 maggio 2012/ 3 Maggio 2014) questa volta  per  il racconto  “Edizione Straordinaria”  A consegnare il premio è stata ancora  Dacia Maraini,  che  ha soprannominato Gianna “Prezzemolina”  dato che  la ritrova in finale in  molti  concorsi nazionali di cui è madrina. Quest’anno il tema del racconto inedito da inviare era  ” Ai confini della realtà”  La giuria di Soleombra edizioni ha selezionato 3 racconti giudicati  dal giornalista  e scrittore Marco Vichi. Marradi Free News pubblica per i suoi lettori il racconto:

Edizione Straordinaria

– Accidenti è tardissimo!- con un guizzo, Corrado buttò le gambe giù dal letto. Infilò le ciabatte e, strascicando i piedi, entrò in bagno: l’acqua fredda sul viso gli fece bene. Sentì l’ispido della barba, avrebbe dovuto radersi, ma non c’era tempo. Tornato in camera, scostò le tende. Con uno schiaffo brutale la luce lo colpì, strinse gli occhi girando la testa di lato. Sto perdendo tempo, pensò acchiappando gli indumenti posati sulla sedia. Veloce attraversò l’ingresso, prese al volo la valigetta: prima o poi doveva decidersi a far riparare il manico! Davanti alla porta si fermò: le chiavi, la valigetta, aveva tutto. Girò la maniglia, poi, con un rapido dietrofront, si piazzò davanti a un quadro appeso al muro. Nel riflesso del vetro, ravviò i capelli: adesso era presentabile. Chiuse la porta, e maledicendo la lentezza dell’ascensore, si lanciò giù per le scale.

Nell’atrio, la portinaia lavava il pavimento:- Buongiorno, Professore, già alzato?-

Come già alzato” pensò con un’occhiata all’orologio. Evitato il secchio, rasentò il muro – Buon giorno, Antonina. Perdoni se non attendo che asciughi, vado di fretta!-

Le mani incrociate sul manico dello scopone, la donna lo guardò stupita:-Ma Professore, è Ferragosto…-

Folgorato, il professore s’arrestò di botto; corrugò la fronte cercando di mettere ordine nei pensieri: cosa gli stava succedendo? Dove andava alle sette e quarantacinque se era in pensione da ormai dieci anni, e per di più a ferragosto?!

-…ho un appuntamento… Buon Ferragosto,  Antonina.- e senza voltarsi, uscì su via del Babbuino completamente deserta. Chi mai poteva esserci in giro a quell’ora e in quel giorno? Un vecchio in preda ad un attacco di demenza senile! Commentò amaro. Di colpo si ricordò di non aver preso nemmeno il caffè. Scosse la testa, decisamente quella era una strana giornata e levando gli occhi al cielo, si rese conto che anche il tempo era bizzarro. I nuvoloni che si ammassavano all’orizzonte non lasciavano prevedere nulla di buono: pioverà pensò accomodandosi sotto il tendone dell’unico bar aperto in Piazza del Popolo. Aspettando il caffè, si guardò intorno: solo stranieri sedevano ai tavolini, tese l’orecchio per identificarne la provenienza. Accese una sigaretta e stette lì, col  chiacchiericcio che poco a poco sfumava in un brusio indistinto. Il quotidiano sul tavolo accanto attirò l’attenzione. Allungò un braccio e lo prese. Rilassata la schiena, stese le gambe facendo schioccare il giornale. Il titolo di prima pagina lo lasciò perplesso, cercò gli occhiali nel taschino: forse vedeva male. Li inforcò. “Sciagura a Marcinelle. Il Belgio conferma: 20 minatori italiani morti nel disastro minerario. Domani il rimpatrio delle salme”. Ad occhi sgranati controllò la data: 14 Agosto 1956?! Sbigottito fissò la piazza. Deglutì, voltando pagina. In fondo alla colonna di destra, una piccola foto lo catturò. Mise a fuoco osservandola meglio: l’immagine ingiallita ritraeva un ragazzo e un uomo maturo nell’atto di stringersi la mano. Sobbalzò riconoscendosi nel giovane. Il trafiletto diceva:Lo studente Corrado Manni diplomato con lode al Giulio Cesare”. Con l’impressione di stare dentro un incubo, febbrilmente ne girò un’altra. Il respiro gli morì in gola quando vide le successive tempestate di foto riguardanti tappe della sua vita. Il primo anno universitario, la laurea, il dottorato, la cattedra di filosofia alla Sapienza. Angosciato fino alla nausea, sentì il cuore agitarsi come un uccello impazzito. Terrorizzato, eppure incapace di distogliersi, sfogliò ancora e lì, davanti alla foto del dramma che gli aveva risucchiato l’anima, la vista si annebbiò. Chiuse gli occhi. Nella mente saettarono le luci abbaglianti, la disperata frenata  e lo schianto che da quella maledetta sera erano l’incubo sudato e ansante di ogni notte. A capo chino mosse le labbra – Madre e figlio periscono nell’incidente sulla Colombo. Il marito salvo per miracolo…- un peso enorme gli schiacciò il cuore, di scatto chiuse il giornale.

–  E’ l’unico tavolo in ombra…le spiace se mi siedo?- disse d’un tratto una voce  femminile. Come un sommozzatore che emerge da una lunga apnea, trasse un profondo respiro sollevando lo sguardo: una giovane donna gli stava davanti.

-… Prego?- articolò stentando a riconoscere la propria voce.

– Oggi proprio non si respira, mi offre un po’ d’acqua?- sorrise la giovane indicando il bicchiere posto accanto alla tazzina – Non ha bevuto il caffè. – osservò sedendosi.

Scocciato per i modi, ma anche rassicurato dalla normalità di quella presenza, il professore annuì. Osservandola, notò che la ragazza gli era famigliare, quel viso… probabilmente una studentessa conosciuta in chissà quale corso, concluse seguendo il volo radente d’alcuni piccioni in torno all’obelisco. Lei lo fissava con una strana luce negli occhi, d’un tratto si alzò e dolcemente gli tese la mano – Corrado, vieni.-

Un lampo esplose nel cervello, quella voce! Interdetto, spalancò la bocca, ma nessun suono gli uscì dalla gola. Con le mani premute sulle labbra la guardò ancora  e ancora – Anna!..com’è possibile…sei così giovane… Anna!- articolò con un fil di voce.

La giovane sorrise di nuovo- Corrado, amore mio, è ora.-

–  Per cosa? –

–  Vieni.- sussurrò rinnovandogli l’invito.

Aggrappato a quella mano, il professore si alzò. Adesso camminava nella piazza accanto a sua moglie e non gl’importava se si trattava di un sogno o di un’allucinazione: dopo decenni di cupa solitudine era felice e il cuore balzava  pazzo di gioia.

Da sotto il tendone, il ragazzo del bar notò l’attempato cliente che con passo mal fermo se ne stava andando.

– Ma guarda…!- commentò slanciandosi veloce.

Lo raggiunse nei pressi della fontana :- Signore, mi scusi, il caffè.-

–  Il caffè?-

– Non ha pagato…-

L’anziano oscillò sui tacchi.

– Si sente bene?- domandò sorreggendolo.

Con un lieve sorriso, il professore si accasciò fra le sue braccia

– Signore…Signore!- gridò il ragazzo accompagnandolo fino a terra, e fu allora che il giornale scivolò da sotto l’ascella del canuto sconosciuto spiegandosi sul selciato.

Richiamato dal leggero fruscio, il cameriere volse gli occhi al quotidiano : la foto di lui in Piazza del Popolo, chino su un vecchio disteso sul lastricato, era in prima pagina.