Silva Gurioli candidata del PDL alla Camera dei deputati

ADNK (POL) – 21/01/2013 – 18.47.00
ELEZIONI: MONICA FAENZI CAPOLISTA PDL TOSCANA, POI PARISI E BIANCONI IN LISTA ANCHE L’ASSESSORE DI MARRADI SILVA GURIOLI
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ZCZC ADN1179 3 POL 0 ADN POL NAZ RTO ELEZIONI: MONICA FAENZI CAPOLISTA PDL TOSCANA, POI PARISI E BIANCONI = ALLA CAMERA POI MARTINELLI, TOCCAFONDI, STELLA E LOSI Firenze, 21 gen. – (Adnkronos) -Sara’ Monica Faenzi, portavoce del Pdl Toscana, candidata alla presidenza della Regione Toscana alle elezioni regionali del 2010 e per dieci anni sindaco di Castiglione della Pescaia, a guidare la lista del Popolo della Liberta’ alla Camera nella circoscrizione Toscana. A seguire il coordinatore regionale del partito Massimo Parisi, quindi l’ex consigliere regionale e vicepresidente uscente del gruppo Pdl alla Camera Maurizio Bianconi. Quarto posto per il responsabile nazionale organizzazione del partito Marco Martinelli, seguito da Gabriele Toccafondi, coordinatore del Pdl fiorentino e a suo tempo giovanissimo vicecapogruppo di Forza Italia a Palazzo Vecchio. A tenere alta la bandiera di Firenze – compiendo in piccolo salto in avanti nella lista – l’attuale capogruppo Pdl Marco Stella, in nona posizione. Sesto posto per Simonetta Losi, vicecoordinatrice del Pdl senese e gia’ candidata a sindaco a Sarteano. Settima posizione per Maurizio Marchetti, primo cittadino di Altopascio dal 2006 e confermato nel 2011 con quasi il 60% dei consensi. Oltre a Marchetti altri due sindaci e un assessore comunale arricchiscono la lista Pdl: Anna Bulgaresi (Marciana, Livorno), Michele Giannini (Vergemoli, Lucca) e l’assessore di Marradi (Firenze) Silva Gurioli. Ottavo posto in lista per un’altra donna: Anna Maria Celesti, ex consigliere regionale, candidata a sindaco a Pistoia alle scorse amministrative e attuale responsabile della Consulta Sanita’ del Pdl toscano. (segue) (Xi/Opr/Adnkronos) 21-GEN-13 18:46 NNNN

Maurizio (Iccio) Brunetti ritorna alla guida della “Compagnia per non perire d’inedia”, il suo vice sarà Giacomo Billi.

martedì 15 gennaio
L’assemblea dei soci della “COMPAGNIA PER NON PERIRE D’INEDIA”, tenutasi giovedì 10 gennaio scorso a Marradi, ha provveduto all’elezione del nuovo consiglio, del quale fanno parte: Maurizio (Iccio) Brunetti, Giacomo Billi, Riccardo Biagi, Jacopo Tagliaferri, Massimo Liverani, Maurizio Paganini e Giovanni Vonella. Successivamente è stato eletto presidente Maurizio Brunetti e Vice Presidente Giacomo Billi. Il ritorno alla Presidenza di Iccio Brunetti, uomo di talento organizzativo ed artistico, è una garanzia di intelligente e creativo sviluppo della Compagnia che potrà sfruttare anche la versatilità e l’impegno di Giacomo Billi, V. Presidente e degli altri giovani ed estrosi consiglieri. Grazie anche al loro apporto, Marradi, che negli ultimi anni ha vissuto una stagione culturale straordinaria, continuerà ad essere la capitale culturale della Romagna Toscana.
Come nasce la Compagnia lo ricaviamo dalla postazione facebook dell’Associazione dove si legge:
“Tutto ha avuto inizio nel 1986 quando Luca Mercatali coinvolto dall’inossidabile coppia Ginet e Renato Ridolfi convinse Enzo Lollini e Sandro “Bucci” Mercatali ad indossare un orrendo tutù da ballerina per coadiuvarlo nel ruolo del mitico “Gianduiot” il tutto per uno spettacolo AVIS.
Da lì vari spettacoli fino alla convinzione di Enzo Lollini e Sandro Mercatali di dovere dare un seguito e una certa logica alle cose che stavamo facendo. Per il seguito OK per la logica ci stiamo ancora provando.
La Compagnia è stata fondata il 15 maggio 1996, grazie alla volontà di alcuni marradesi, con lo scopo di divulgare la passione per il palcoscenico e con essa tutte le arti figurative.
La disponibilità di un piccolo ma sfavillante teatro, voluto dai marradesi e realizzato da alcuni ardimentosi alla fine del XVIII secolo (non a caso denominato teatro degli “Animosi”), affascinante nella struttura, ha fatto da sprone a quei giovani marradesi che ne subivano la magia. Così sono nati i primi spettacoli “Viaggio impossibile” “La notte di Oscar” “La lampada dalla a Dino”, “Spettro delle mie brame” e per ultimo “San Tremo” parodia della nota manifestazione canora. Spettacoli che spesso sconfinavano nel demenziale senza perdere però una trama interessante. Altre cose sono nate grazie all’estro di Maurizio Brunetti, presidente storico dell’associazione, fra le quali la commedia da lui scritta “Nelle migliori famiglie” che ha riscosso un notevole successo di pubblico. Fino ad arrivare, alle ultime messe in scena, “L’ospite inatteso” di Agatha Christie e “Il mistero dell’assassino misterioso” di Lillo e Greg.
E’ stato, inoltre, dato spazio a pittori, scultori e ceramisti marradesi con il ciclo di mostre a loro dedicate “Arti e Artisti: sguardo sulla creatività marradese”.
Nel 2001 è stata allestita la mostra del fotografo, di fama internazionale, Ivan Dalla Tana. L’anno successivo sono state presentate le opere dell’artista Francesco Galeotti, pittore contadino anch’esso ormai personaggio di spicco mondiale della pittura naif.
Altro spazio alle arti visive è stato dato ad una esposizione fotografica di artisti, marradesi e non, che avevano partecipato ai corsi di fotografia organizzati dalla Compagnia.
Nel 2001 alcuni giovani, associatisi alla “Compagnia”, hanno dato vita all’ ART STUDIO, centro policulturale di: fotografia, pittura e, soprattutto, musica. “

Rodolfo Ridolfi

Dino Campana e la Sardegna di Sebastiano Satta

Sebastiano Satta
lunedì 14 gennaio
Ogni volta che sono in Sardegna cerco di ripercorrere uno dei tanti, magici, percorsi di Dino Campana e mi immagino, come, verosimilmente Campana possa aver vissuto il contatto con l’isola in occasione del suo viaggio nell’inverno del 1915. Campana scrive a Papini, in una lettera del primo febbraio di quell’anno, “la Sardegna è un paese arido e scoraggiante: sono ora a Torino!” Sicuramente Campana non arrivò in Sardegna casualmente, e non solo perché sua cognata, la moglie di Manlio era sarda, ma guidato dalla grande determinazione di verificare di persona le immagini, le suggestioni, gli stimoli letterari ricevuti da Sebastiano Satta ( Nuoro 1867-1914) i cui Canti Barbaricini erano ben noti al grande marradese; significativa la citazione di un verso della lirica Tedio (in Chiacchierata serale): Era il granito delle tombe la rosa centifoglie, che Campana scrive nel periodo torinese subito dopo essere stato in Sardegna.
Dopo quella visita-soggiorno in Gallura, a proposito della Sardegna e della sua Prosa in poesia, contenuta nel Taccuino (del quale conservo una copia della preziosa edizione del 1949 curata dal Matacotta), Campana scrive da Marina di Pisa nell’ottobre 1916 a Sibilla Aleramo: “…Una volta in Sardegna entrai in una casa con fuori una vecchia lanterna di ferro che illuminava la parete di granito. Fuori la via metteva sulla costa pietrosa che scendeva dall’altipiano al mare. Questo ricordo che non ricorda nulla è così forte in me! La costa bianca di macigni aveva bevuto il tramonto cupo e rosso che chiudeva l’isola e ora colla lanterna rugginosa solo le stelle sull’altipiano brillavano a me. Io baciai la parete di granito senza pensare e non so ancora perché. Ricordo che in quella casa stava la sarda moglie dell’alcolizzato amico dell’amico del nostro amico. Bevemmo il moscato bianco salmastro di Sardegna ed è idiota come mi ricordo di tutto questo”.
La Sardegna di Campana è un quadro intenso e vero della Gallura, della Maddalena, dell’Altipiano di Tempio con sullo sfondo i monti di Aggius.
Prosa in poesia riempie quasi cinque fogli del suo Taccuino e inizia la sua suggestiva descrizione con il motivo “bizantino” a lui così caro e ricorrente nella Notte dei Canti Orfici (il Taccuino è successivo alla pubblicazione dei Canti Orfici, Marradi-Ravagli 1914).
Prosa in poesia con alcune pennellate racchiude, insieme all’incalzare della poesia campaniana che trasmette subito a chi la legge il movimento delle onde del mare, una Sardegna vera e forte, una cultura antica legata con la sua originalità “a’n vecchio bon sangue italiano”.
Tutta mediterranea, dai toni forti e nello stesso tempo intriganti e magici, la Sardegna, pur non accolta nei Canti Orfici, perché scoperta e vissuta dopo il 1914, alla stregua della Toscana,della Romagna, della Liguria e del Piemonte appartiene a pieno titolo ai luoghi campaniani. In una lettera dell’agosto 1913 a Sibilla Aleramo, Campana scriveva: “Dalle rupi di Campigno, nelle cui rupi pietrose abita permanentemente il falco io spero di superarle e di volare sopra di esse con tutta la fierezza e la forza dell’aquila. Fra tutti gli aeroplani moderni, anche il mio seguirà il suo destino. O la morte o la Gloria!”.Campigno non è poi così lontano dagli aspri picchi della Sardegna. Campana riuscì a volare in quella terra immergendosi in quella antica e straordinaria cultura armato della sua grande sensibilità, della sua straordinaria conoscenza, di un Taccuino e di una matita per immortalare l’Isola nella Gloria di un frammento della sua Poesia.

Rodolfo Ridolfi