Da una sola parte: dalla parte della Priora legittima suor Maria Domenica “dolce come Paolo, forte come Pietro”

img_1672martedì 27 agosto

Un’accorata lettera da parte di Barbara Betti relativo agli sviluppi avvenuti nel Monastero Domenicano di Clausura di Marradi. Numerosi i contatti arrivati da molte parti d’Italia e dall’estero, che rivelano quanto  sta accadendo con la nuova riforma delle congregazioni claustrali, che mettono a rischio la chiusura di molti Monasteri


“ NON ABBIATE PAURA” Giovanni Paolo II
Dal Monastero delle Domenicane di Marradi a tutti i Monasteri

Di Barbara Betti

Quando ho scritto la prima “lettera denuncia” su quanto stava accadendo nel Monastero di Clausura delle Domenicane di Marradi sapevo, come tutti sanno, che tirando un sasso nell’acqua qualche cerchio si sarebbe formato. Non pensavo che i cerchi si sarebbero allargati fino a raggiungere la Spagna, il Canada e città e paesi italiani dove persone che non conosco hanno provveduto a divulgare i miei articoli. Desidero quindi ringraziare tutti e soprattutto le claustrali che, nonostante il “timor” di esporsi, si sono messe in contatto con me.

Uso la parola “Timor” perché l’effetto sonoro del termine latino mi sembra più lieve; chi lo desidera traduca da solo. Le Claustrali che mi hanno contattato, offrendo tutto il loro sostegno e preghiera per Suor Maria Domenica Giangregorio e per le altre sorelle, hanno usato (ritengo) nomi fittizi: temono per il loro futuro; temono per la condizione ormai radicata in molte di loro di non aver alcuna difesa, di non avere voce, di non avere protezione, diritti, tutela.

Quando ho denunciato cosa è accaduto a Marradi lunedì 22 Luglio mi sono fermata alla fuga dei “Kommissari” dalla porta di servizio. Non mi sento ora di portare alcun rispetto nei confronti di chi, indossando con protervia lo stesso abito di chi ha davanti, usa il potere della carica per intimidire e offendere. “Salame” “Testona” “Mentecatta” sono solo un accenno di quanto detto da Suor Maria Vincenza Panza, classe 48, Rappresentante Italiana della Commissione Internazionale delle Monache Domenicane, fino al “ devi firmare! devi firmare! Ti butto fuori con i tuoi quattro stracci…” tanto per chiarire come tratta le consorelle la Vicaria (che probabilmente veste solo Saint Laurent). Si aggiunge “Squilibrata mentale” dalla voce di Suor Laura, Segretaria della Panza, investita dell’autorità di diffamare dal suo ruolo di potere.

Sorvolo su quanto detto dal Padre Giuseppe Di Sabato. Testimoni presenti hanno riportato quanto udito in questa e altre occasioni e sono pronti a riferirlo e confermarlo in ogni sede. Non ho quindi timore nel raccontare questo, perché come ho già scritto, le persone che erano in chiesa e in foresteria, hanno sentito tutto, come tutto ha sentito il Prete che è stato chiuso fuori dalla stanza affinché Suor Maria Domenica cedesse sotto la triplice aggressione. Ma Suor Domenica non ha ceduto. Come un amico da Roma le aveva raccomandato “Dolce come Paolo, Forte come Pietro” così è stata. Sì, poi è crollata, ma chi non avrebbe ceduto dopo essere stato chiuso in una stanza con tre vessatori armati del potere dell’abito? La loro carità cristiana non ha ritenuto di preoccuparsi del fatto che si è sentita male, l’hanno lasciata lì e sono scomparsi.

Torno un momento indietro: i singoli monasteri sono liberi di indicare il Monastero al quale desiderano essere affiliati. Nel caso di Marradi la scelta era stata Castel Bolognese, storico istituto monastico a meno di 80km di distanza, retto dalla squisita Priora Suor Anna Maria Scampa, con il quale sussistono da sempre rapporti di collaborazione e amicizia. Il Decreto di affiliazione in data 14-12-2018 viene revocato dalla Congregazione senza preavviso e senza motivazione il 20 -05-2019 e (nel giro di 24 ore) il 21-05 2019 la Congregazione nomina Legale Rappresentante del Monastero di Marradi Padre Francesco Forani. Il 29-05-2019 Suor Maria Vincenza Panza viene nominata dal Magister Ordinis sua Vicaria per il Monastero con funzioni di Priora per un anno, esautorando Suor Domenica Giangregorio da ogni carica.

L’8 Luglio si riunisce in monastero la Commissione ad hoc apparentemente con la finalità di aiutare la comunità del monastero a discernere sul suo futuro (fortunatamente, ci sono testimoni che possono raccontare in che modo avviene l’aiuto a discernere…), riunione a seguito della quale viene rifiutato il rilascio di copia del verbale, come suo diritto, a Suor Domenica Giangregorio. Cosa è accaduto il 22 Luglio, l’ho già brevemente raccontato nell’articolo pubblicato su più giornali on line.

Quello che ora è bene sapere è che dal 22 luglio, dopo aver tolto la possibilità di accedere al proprio denaro alle claustrali marradesi NESSUNO SI E’ MINIMAMENTE PREOCCUPATO DI TELEFONARE IN MONASTERO PER CHIEDERE SE HANNO BISOGNO DI AIUTO E COME RIESCONO A PROVVEDERE ALLE NECESSITA’ QUOTIDIANE DATO CHE SONO STATE LASCIATE TOTALMENTE PRIVE DEL LORO DENARO.

Complimenti, cara Suor Panza. Vorrei ricordarle che solo durante gli assedi si tentava di espugnare le fortezze per fame. Mi limito a riportare che tutte le sorelle che mi hanno parlato di Lei lo hanno fatto con parole che, purtroppo, non posso riferire. “Oderint dum metuant”. Certamente non è amata. Comunque, dato che di quanto avete gridato addosso alla vostra sorella ci sono testimoni, ci tengo a ricordare che il “Cor Orans” specifica che spetta al Vescovo Diocesano vigilare sugli abusi, (interni ed esterni) ma visto che ne siete i massimi esecutori, lo sapete certo meglio di me.

L’interesse per questo monastero da parte di Suor Panza ed i continui tentativi di incamerarlo nel suo feudo bergamasco sono per noi cosa risaputa e conclamata ormai da vent’anni. Cosa dire? Lentamente e inesorabilmente stiamo lasciando che le radici della nostra storia vengano spazzate via senza spiegazioni, ma stiamo anche accettando che uomini e donne votati all’umiltà e alla carità, depositari dell’etica e della morale sviliscano e umilino la dignità dovuta ad ogni essere vivente, trattando questi loro pari come oggetti.

A questo proposito riporto uno stralcio dell’articolo di Aldo Maria Valli apparso su Ricognizioni il 29 Novembre 2018 “…21 Novembre 2018, Pontificia Università Lateranense, Giornata Pro Orantibus. Monsignor José Rodriguez Corballo in riferimento al gran numero di Monasteri che stanno chiedendo dispensa dal federarsi … ” Avete chiesto Voi che la presidente (della federazione) abbia più autorità, ma adesso avete paura!…(poi la verità gli sfugge di bocca) “la presidente deve verificare la situazione amministrativa dei monasteri”…

Certo che hanno paura adesso, finalmente si sono rese conto che il vero motivo per cui si insiste tanto sulle federazioni è infatti questo: prendere possesso e gestione dei beni e delle proprietà dei monasteri che vanno di fatto a perdere il diritto autonomo di “acquistare, possedere, amministrare e alienare beni temporali a norma del diritto universale e proprio.” (COR ORANS, Norme Generali, N.46, pag. 25) Così tutte le volte che questa azione è stata attuata i monasteri sono stati chiusi, dato che privandoli della autonomia economica vengono messi nella condizione di non poter sopravvivere e quindi cedere. Per questo motivo, a chi mi ha espresso il timore di finire come già molti monasteri sono finiti, mi sento di dire sì, preoccupatevi.

E mi sento di dire anche che se la vostra coscienza non vi consente di accettare qualcosa che va contro al carisma e alla professione di fede che avete scelto, allora disobbedite. Disobbedite. Fate vostro l’invito al coraggio di Giovanni Paolo II: “NON ABBIATE PAURA”.

Grandi civiltà si sono estinte, consunte dal tempo o nel tempo incamerate da altre. Credo che sia questo il giusto modo in cui la storia si evolve; le cose terrene cessano per consunzione. Ma su nessuna civiltà distrutta per volontà umana è mai risorto niente. Forse dovremmo ricordare Tacito, fatelo tutte vi prego: UBI SOLITUDINEM FACIUNT, PACEM APPELLANT, o anche nella forma più conosciuta, DESERTUM FECERUNT ET PACEM APPELLAVERUNT. Stanno desertificando tutto e quando non ci sarà più niente ci diranno che quella è la pace. Disobbedite…

 

Trent’anni fa nasceva il Centro Studi Campaniani “Enrico Consolini”

Valdo Spini appunta la Medaglia d'oro sul Gonfalone di Marradi
Il Sindaco Ridolfi che propose il testo dello Statuto redatto dal notaio Pennino

 

sabato 17 agosto – Tra le innumerevoli associazioni culturali italiane che si sono imposte all’attenzione del grande pubblico per la promozione della storia e della letteratura patria, degno di nota è senz’altro il «Centro Studi Campaniani Enrico Consolini».

Costituitosi nel 1989 con  la partecipazione del Comune di Marradi, sin dagli inizi si è prefisso come scopo la creazione di una raccolta di documentazione riguardante la vita e l’opera di Dino Campana, il poeta “folle e visionario” nato nel suggestivo borgo dell’ appenino tosco-romagnolo nel 1885.

Si deve ad Enrico Consolini, sindaco di Marradi negli anni ’80 prematuramente e drammaticamente scomparso, l’intuizione di fare qualcosa lui che fu anche intellettuale “attento ed appassionato”, perché non andasse dispersa ma rivalutata la tormentata produzione letteraria del poeta Dino Campana. A lui infatti il merito di tante iniziative compresa quella del Premio letterario dedicato al poeta toscano. L’associazione fu promossa da Enrico Gurioli.

Il comitato fondatore del Centro Studi con il presidente  Franco Scalini, il 28 dicembre del 1988 approvò  lo Statuto che aveva proposto  il sindaco Rodolfo Ridolfi, che fu poi recepito con l’atto costitutivo redatto dal notaio Giannantonio Pennino e registrato a Rimini il 24 marzo 1989. Non è un caso che la firma apposta in calce all’atto  che sancì  la nascita dell’associazione e di cui quest’anno ricorre il trentennale è del notaio Pennino perché la mamma del professionista, Emilia Bartolini è nata a Marradi. E tutta la sua famiglia il poeta Dino Campana lo conosceva bene.

 

Dino Campana

«Quando era a Marradi, ricorda il notaio Giannantonio Pennino, il  Campana si tratteneva nella bottega della bisnonna materna Barberina Squarcini per mangiare e stare al caldo. Chiaramente non aveva un soldo. Ed era solito scrivere dei versi sui tavoli in marmo che purtroppo sono andati perduti.Un ragazzo dal carattere difficile, in paese lo chiamavano el mat -rammenta il notaio  – insofferente della cittadina in cui viveva e da cui scappava appena poteva per andare a Firenze,anche se poi ritornava a Marradi  dopo i suoi frequenti ricoveri in manicomio.

E quando trent’anni fa un gruppo di amici marradesi mi parlarono dell’idea di dar vita ad un’associazione che promuovesse nel mondo la figura e le opere del poeta di Dino Campana, accettai volentieri. Erano gli stessi compagni con i quali fin da ragazzo trascorrevo le estati a Marradi: Enrico Gurioli, Rodolfo Ridolfi, sua moglie Silva Gurioli ed Enrico Consolini. Ma – racconta il notaio – era  quest’ultimo che davanti a un bicchiere di vino declamava  a voce alta e stentorea alcuni brani dei Canti Orfici che ricordava a memoria. Dunque era impensabile non dedicare ad Enrico l’associazione campaniana.»

Da allora sono passati trent’anni e oggi il  « Centro Studi Campaniani Enrico  Consolini» ha ottenuto importanti  riconoscimenti: Premio cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2002, Premio della Stima e dell’Amicizia in occasione del 40esimo anniversario del Centro d’Arte Modigliani; ha dato vita al Museo di Arte Contemporanea “Artisti per Dino Campana” e allestito la Mostra bibliografica campaniana permanente oltre a svolgere attività editoriale, gestire manifestazioni campaniane e culturali varie  come mostre fotografiche, conferenze e convegni, tra cui spiccano le giornate dedicate alla valorizzazione del dialetto marradese. Ed anche quest’anno come i precedenti in occasione del genetliaco del poeta che cade il 20 agosto, il “Centro Studi Campaniano Enrico Consolini” lo celebra con un’iniziativa.

L’occasione è data questa volta dal trentennale della nascita della Associazione che verrà ricordata oltre che per l’intervento del traduttore russo di Dino Campana Sergej  Durasov, accompagnato da intervalli musicali, anche per la consegna delle medaglie riportanti l’effige di Dino Campana da una parte mentre dall’altra il nome del socio fondatore. Un riconoscimento che l’associazione ha inteso conferire anche al notaio Giannantonio Pennino. La motivazione perché fu grande amico di Enrico Consolini nonché redattore dell’atto costitutivo dell’associazione campaniana a lui dedicata nel lontano 1989.