PROGETTO APP “QUI” : PER RILANCIARE LE ATTIVITA’ LOCALI

Qui. Ovunque essere sempre. Senza limiti.
mercoledì 27 aprile L’App “Qui” è una applicazione per Android che permette agli esercenti e liberi
professionisti di creare gratuitamente una propria vetrina ( con prodotti , prezzi e
promozioni ) visibile nel raggio di 50 km; in pratica diamo ai vostri clienti ( cioè
chiunque scarica l’app) la possibilità di avere in tasca un centro commerciale virtuale
– di cui voi sarete parte- sempre a portata di mano mentre diamo visibilità a tante
piccole realtà che altrimenti sarebbero conosciute solo a livello di paese o quartiere.
Scaricando l’App ognuno ha infatti la possibilità di guardare le
vetrine delle varie attività che si sono iscritte, scorrere i prodotti e
le promozioni che hanno caricato ed ovviamente contattare
l’esercente via Whatsapp per prenotare un prodotto o chiedere
informazioni.
“Quindi voi non guadagnate niente? Come può essere gratuito?” spesso ci chiedono. Si:
iscrizione, vetrina , prodotti e promozioni sono completamente gratuiti – come definito
anche nei documenti presentati nel sito – e tali resteranno per sempre. Qualora in futuro
questa condizione dovesse cambiare lo specificheremo e comunque riguarderebbe solo i
nuovi iscritti negli anni a venire mentre ovviamente chi si è iscritto gratuitamente (come
attualmente) conserverà l’iscrizione gratuita a vita. Gli unici servizi a pagamento,
completamente opzionali, sono le notifiche ( per chi vuole mettere in notifica le proprie promozioni per
attenzionare di più il pubblico ) e le pubblicità aggiuntive, cioè il proprio logo ed informazioni presenti anche
sotto le vetrine di altre attività.
Proprio perché è tutto gratuito, al momento l’App è progettata solo per Android , anche se non escludiamo
nel futuro il sistema iOS ( Apple ), comunque pure chi non ha un sistema Android può iscriversi senza
problemi, solo, per il momento, non potrà visualizzare l’App.
Nel primo mese di lancio già raggiunte 50 iscrizioni, nei mesi a venire punteremo ad aiutare le attività a
costruire vetrine di qualità mentre preferiamo avere un tasso di crescita più lento ma meglio seguito da noi,
anche perché un eccesso di iscrizioni farebbe perdere di visibilità alle vetrine già presenti.
“Perché iscriversi è facilissimo?”. Perchè nel sito www.appqui.it si trova il format di iscrizione
da compilare, una volta fatto noi invieremo all’e-mail dell’esercente ( nell’arco
di poche ore) un link aprendo il quale egli potrà molto facilmente costruirsi la
propria vetrina ( si fa in pochi minuti ). Stiamo inoltre preparando piccoli video
esplicativi che spiegheranno sia come costruire la vetrina che come inserire i

prodotti, li invieremo via whatsapp. Inoltre per assistenza siamo contattabili al numero 3534311428. Infine
sul PlayStore l’esercente potrà scaricare l’App digitando “Qui”, per non confondersi con altri, questo è il
nostro simbolo

Qui. Ovunque essere sempre. Senza limiti.
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Il 1° Maggio del 1945 a Marradi liberata: il discorso del Sindaco Attilio Vanni

martedì 26 aprile
Anche quest’anno mi piace ricordare e festeggiare il 1° Maggio, festa dei lavoratori, riproponendo dal mio libro “Domenico Vanni, sovversivo per la libertà” questo ricordo ed il il testo del discorso tenuto dal sindaco di Marradi Attilio Vanni in piazza Scalelle il 1° maggio del 1945.
Attilio Vanni nato a Marradi il 12 aprile 1885, biforchese, impresario edile, sindaco socialista dal gennaio all’ aprile 1945, membro socialista del CLN con Arturo Scalini. Uno dei promotori del PSDI di Saragat a Marradi nel 1947 con l’onorevole Bianca Bianchi, il cugino Domenico ed i giovani Sergio Miniati e Renato Ridolfi.

Di Attilio Vanni scriveva il maresciallo Ulderigo Gazzarini comandante la stazione dei reali carabinieri in una informativa del 14 ottobre 1927 V anno della Rivoluzione Fascista: …Ha militato nel partito socialista…fu il primo pioniere del partito socialista di questo paese, tenne più volte conferenze pubbliche riuscendo di attirare la buona parte al socialismo gli operai di questo paese…. Con Palmerino Mercatali, Guglielmo Ranieri uno degli ex amministratori sotto l’egida di Gigi il Rosso (Luigi Maestrini) e degli altri compagni che regnarono in Marradi con l’etichetta socialista”, Giovanni Bernasconi segretario socialista e della Lega Operaia aderente alla Camera del Lavoro di Firenze, Giuseppe Mercatali , Alessandro Cappelli e Domenico Vanni (Consigliere Provinciale nel 1920) Attilio Vanni è uno dei principali protagonisti della Marradi Socialista della prima metà del secolo scorso.
Il discorso tenuto da Attilio Vanni il 1° maggio del 1945, il primo dopo che Marradi fu liberata dagli alleati il 25 settembre del 1944, è una pagina molto bella, improntata ai valori più pregnanti del riformismo turatiano, preludio alle più moderne teorie socialdemocratiche che hanno prevalso nella storia del movimento operaio dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989.
Attilio Vanni

“Cittadini marradesi, Compagni! Mentre gli ultimi avanzi di quella che fu la tirannia fascista volge ignominiosa e la giustizia umana ha finalmente inchiodato al muro il rinnegato Mussolini; mi è caro potervi liberamente parlare in questo 1° Maggio, che si riallaccia all’antica consuetudine di celebrare la festa dei lavoratori. Ricordiamoci, che non dobbiamo essere degli approfittatori di questa libertà tanto duramente conquistata poiché altrimenti cadremmo nell’errore del 1919, i fatti che si sono succeduti ci debbono dare esempio, se vogliamo che questa nostra Italia risorga bella e libera non insozzata di sangue impuro, non abbandoniamoci in pretese egoistiche, tutto ciò che desideriamo deve avere scopo collettivo, poiché soltanto, seguendo l’antica divisa socialista: uno per tutti e tutti per uno, potremo risanare le orribili ferite che dilaniano la nostra povera Patria. Nelle rovine e nelle distruzioni che vediamo nel nostro paese, dobbiamo vedere l’immagine di quelle che sono le sofferenze di tutta l’Italia. Mentre noi pensiamo intanto alla ricostruzione delle nostre case distrutte mettiamo in questa opera la nostra volontà e tutto il nostro spirito di sacrificio. Solo con una stretta e leale collaborazione di tutti i lavoratori del braccio e del pensiero, senza pregiudizio di partito, potremo riuscire ad ottenere veri e proficui risultati.
Lavoratori! Non aspettate a fare il vostro sforzo solo quando la vostra famiglia, sentirà la stretta del bisogno materiale, ma iniziamo subito l’opera della ricostruzione, con animo fermo e braccio vigoroso. Avremo così l’orgoglio di mettere il nostro paese uno dei più colpiti dall’asprezza della guerra, all’avanguardia dei paesi d’Italia.
Il braccio del lavoratore marradese, si è distinto sempre ovunque esso sia portato, in Italia ed all’estero, questo braccio deve oggi centuplicare le sue forze e dimostrare la sua bravura per ricostruire i focolari infranti e far sì che, il paese riprenda nel più breve tempo possibile il suo aspetto e la sua vita normale.
Date prova di voi stessi, perché soltanto così i vostri dirigenti potranno sostenervi di fronte a qualsiasi conflitto di interessi che potesse sorgere tra capitale e lavoro e difendere i vostri santi interessi.”

Rodolfo Ridolfi direttore responsabile.

Il 25 aprile festa della libertà e dell’antifascismo autentico ricordiamo il contributo di sangue dei veri partigiani e dei soldati alleati che hanno liberato l’Italia e l’Europa.

venerdì 22 aprile
Quest’anno il 77° anniversario del 25 aprile 1945 assume un particolare significato per la drammatica guerra in Ucraina e ci riporta alla grandissima attualità dei valori espressi, nel mirabile discorso tenuto nel 2009 il 25 Aprile ad Onna in Abruzzo, dal Presidente Silvio Berlusconi nella parte in cui affermava: “…Benché frutto evidente di compromessi, la Costituzione repubblicana riuscì a conseguire due obiettivi nobili e fondamentali: garantire la libertà e creare le condizioni per uno sviluppo democratico del Paese. Non fu poco. Anzi, fu il miglior compromesso allora possibile. Fu però mancato l’obiettivo di creare una coscienza morale “comune” della nazione, un obiettivo forse prematuro per quei tempi, tanto che il valore prevalente fu per tutti l’antifascismo, ma non per tutti l’anti-totalitarismo. Oggi, il nostro compito, il compito di tutti, è quello di costruire finalmente un sentimento nazionale unitario. Dobbiamo farlo tutti insieme, tutti insieme, quale che sia l’appartenenza politica, Se da oggi riusciremo a farlo insieme, avremo reso un grande servizio non a una parte politica o all’altra, ma al popolo italiano e, soprattutto, ai nostri figli che hanno il diritto di vivere in una democrazia finalmente pacificata…”.

In occasione della ricorrenza del 25 Aprile 1945 in Italia, 8 maggio in Europa (giorno della resa del nazismo) è giusto e doveroso ricordare la liberazione dalla guerra, dal nazismo e dal fascismo anche se bisognerà aspettare la notte fra il 9 ed il 10 novembre 1989, momento storico della caduta del Muro di Berlino, per vedere completata la liberazione della parte orientale dell’Europa caduta dopo l’oppressione nazista nell’altrettanto odiosa ed efferata tirannide comunista. E giusto onorare tutti i resistenti: i nostri giovani combattenti e tutti quegli altri giovani, americani, inglesi, francesi, polacchi, dei tanti paesi alleati, che versarono il loro sangue. Senza di loro, il sacrificio dei nostri partigiani sarebbe stato vano. Con rispetto dobbiamo ricordare, anche quelli che in buona fede hanno combattuto dalla parte sbagliata sacrificando la propria vita ai propri ideali e ad una causa già perduta.

Quello che non ci piace è assistere alla falsa e strumentale liturgia apologia di ex fascisti diventati eroi e medaglie dell’antifascismo, a comunisti che si ergono a paladini della democrazia, ad opportunisti democristiani che sono passati alla resistenza in tarda età.

Una parte dell’Italia come la nostra, che prima di essere comunista fu in tanta parte così fascista, dovrebbe avere il coraggio di porre fine a settantasette anni di nebbia densa di imbarazzo, rimarcando l’ipocrisia, la fragilità, lo spirito di accomodamento, anche la pavidità, di cui diede prova larghissima parte degli italiani, intellettuali in testa, che, come lamentò l’esule Salvemini, avevano baldanzosamente esibito le loro idee socialiste, comuniste e cattoliche solo in tempi di bonaccia…”.Sarebbe ora che il “tabù” fosse smascherato. Un’opera non di revisionismo, ma piuttosto una corretta e necessaria operazione di rimozione di falsità, menzogne e silenzi imposti dalla cultura comunista alla storia italiana degli ultimi 77 anni. I partigiani comunisti non aspiravano alla democrazia ma all’instaurazione della dittatura comunista nel nostro Paese ed è per questo che si accanirono sui partigiani non comunisti, soprattutto quelli che non accettavano l’egemonia comunista, sui borghesi e sui tanti silenziosi ed innocenti non comunisti. Rileggiamoci : “Il sangue dei vinti”. Quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile, o “la Grande Bugia” di Giampaolo Pansa o Vincitori e vinti di Bruno Vespa, che raccontano anche gli eccidi commessi dai partigiani comunisti. Fra i delitti più odiosi è da annoverare l’assassinio di Marino Pascoli, giovane giornalista e comandante partigiano di fede mazziniana. Pascoli raccontò su La Voce di Romagna del 6 dicembre 1947 : “Prima di tutto dobbiamo distinguere i partigiani veri dai partigiani falsi. I partigiani veri sono coloro che hanno corso sul serio dei rischi, che hanno combattuto con fede per la liberazione d’Italia e questi, a dir il vero, sono pochi. I partigiani falsi che purtroppo sono la maggioranza, sono coloro che hanno fatto i teppisti mascherati, i collezionisti di omicidi, e che andarono in giro col mitra, quando non vi era più pericolo, a fare gli eroi. Questa gente anche se è riuscita a munirsi di un brevetto o di un certificato, anche se oggi milita indebitamente nelle fila dei partigiani, non bisogna avere nessuna esitazione a chiamarla teppa. Teppa da reato comune, macchiata di sangue, di prepotenza e di ricatti…… Attenzione, partigiani veri, partigiani onesti, partigiani italiani e rimasti italiani, a non seguire coloro che vogliono vendere l’Italia allo straniero, altrimenti il vostro sacrificio sarebbe stato vano…L’organizzazione militare delle Brigate Garibaldine venne creata più tardi a rivoluzione d’Aprile conclusa. Quando contati i partigiani, rimpolpate le formazioni, aumentati gli effettivi, organizzate le forze comuniste e muniti i comandi di timbri e carta intestata, si procedette alla farsa della smobilitazione delle forze comuniste, si svolgeva, invece un’opera diametralmente opposta quella cioè di inquadrare ed organizzare per l’avvenire queste forze per un eventuale colpo di Stato…”

Rodolfo Ridolfi direttore responsabile