Antonio Tajani a Firenze riceve le chiavi della città poi partecipa al pranzo di Forza Italia

lunedì 30 gennaio
Antonio Tajani, ministro degli Esteri e già presidente del Parlamento europeo, ha ricevuto oggi le chiavi della città di Firenze dal sindaco, in una cerimonia a Palazzo Vecchio. “Prima come presidente del Parlamento europeo, poi ora come ministro, si è sempre battuto per i valori europei”, ha detto il sindaco, consegnandogli il riconoscimento. Dopo la cerimonia il ministro e vice presidente di Forza Italia ha partecipato ad un pranzo organizzato in suo onore in un ristorante fiorentino dai dirigenti del partito di Berlusconi: il sen. Massimo Mallegni coordinatore regionale, Marco Stella consigliere regionale e coordinatore fiorentino e Paolo Giovannini coordinatore provinciale. In rappresentanza degli azzurri del Mugello e Alto Mugello Silva Gurioli del Coordinamento Regionale, Giorgio Vestrini del Coordinamento Provinciale e Rodolfo Ridolfi capogruppo nell’Unione dei Comuni del Mugello e responsabile provinciale degli Enti Locali.

La Giornata della Memoria: Deportati politici marradesi e palazzuolesi nei lager nazisti. Quattro morirono nei campi.

martedì 24 gennaio
venerdì 27 gennaio celebreremo doverosamente la Giornata della memoria. Partecipo con un ricordo dei palazzuolesi e marradesi internati come deportati politici a Mauthausen. L’alto tributo di sofferenze e di sangue pagato dai marradesi e palazzuolesi del passato sia di esempio alle giovani generazioni che hanno il dovere civico di non dimenticare.
Nelle pagine del registro degli arrivi a Mauthausen dall’Italia, relativo al trasporto n. 53 ho letto che il 24 giugno del ’44 furono tradotti da Fossoli a Mauthausen 475 deportati ai quali furono assegnati i numeri di matricola compresi fra il 76201 ed il 76675.

Nella sesta pagina dell’elenco del trasporto, con il titolo sottolineato Liste der Zugange vom 24. Juni (arrivi del 24 giugno), c’è scritto:
“416 Vanni Domenico 5.3.89 Marradi Baumeister (capomastro, perito edile). 76616 it. Sch. (Italianischer Schutzhaftling, cioè italiano arrestato in virtù del decreto della “Schutzhaft” detenzione preventiva a protezione del popolo e dello stato, così erano definiti i deportati politici
Domenico Vanni nato a Marradi il 5 marzo 1889 matricola 76616 Baumeister (capomastro)a Mauthausen fino all’agosto del ’44 poi al sottocampo di Peggau. Primo deputato provinciale socialista,sostenuto dalla sezione socialista Spartaco, dalla Lega Operaia, dalla Lega Proletaria e dalla Lega Gruppo Operaio di Palazzuolo di Romagna, guidata da Gino Lombardi, venne eletto, a trentun anni, alla Deputazione Provinciale di Firenze, la prima a maggioranza socialista. Antifascista, partigiano della Brigata Lavacchini, amico di Saragat, Nenni e Pertini, distintosi per aver salvato nelle montagne di Pian delle Fagge alcuni ufficiali piloti dell’Air Force USA abbattuti dalla contraerea nazista. Riuscì più volte a sottrarsi alla cattura che non potè evitare il 25 maggio del 1944, proprio il 25 maggio quando cadde in un’imboscata mentre si recava a vettovagliare gli americani e a portare, come d’abitudine, l’Avanti! A Palazzuolo. Torturato a Villa Triste in Via Bolognese a Firenze, fu deportato a Mauthausen con il trasporto 53 e la matricola 76616. Il Comune di Marradi negli anni ’90 gli ha titolato una via nella sua Biforco. Sopravvissuto
come i palazzuolesi:
Massimo Biagi diciottenne (4 settembre 1926) matricola 76247, impiegato, trasferito ad Ebensee dove morì il 21 marzo 1945.
Giuseppe Donatini nato a Palazzuolo di Romagna il 31 maggio del 1917, fabbro arrestato il 30 maggio matricola 76321 trasferito ad Ebensee dove morì il 21 aprile 1945.
Ubaldo Galeotti nato a Palazzuolo di Romagna, il 5 luglio 1886 avvocato matricola 76349 Kommando, sottocampo di Melk, Abazia di Melk quella del film “Nel nome della rosa”…

L’efferatezza nazista nei lager era accompagnata da un livello di innovazione tecnologica e da una maniacale precisione dei metodi di schedatura dei deportati che non ha uguali. Non c’è deportato politico sul quale i nazisti non abbiano compilato una scheda Personal Karte, assegnando un numero di matricola e che non sia inserito nella Zugangsbaruck registro degli arrivi. E così si è potuto ricostruire, grazie ai documenti del Museo della deportazione Toscana e dell’International Tracing Service della Croce Rossa Internazionale di Bad Arolsen chi furono i deportati politici marradesi a Mauthausen. Nel trasporto n. 53, partito da Fossoli il 21 giugno ‘44 ed arrivato a Mauthausen il 24 giugno ’44:

Alberto Ciani nato a Marradi il 5 ottobre 1915 matricola 76295 commerciante. Arrestato il 22 maggio del 1944 poi trasferito al sottocampo di Wiener-Neustad e quindi a quello di Municholz. Sopravvissuto
Armando Visani nato a Marradi il 20 agosto 1918 morto a Gusen il 23 novembre ‘44 matricola 76629 arbeiter (lavoratore).
Claudio Bandini nato a Marradi il 27 luglio 1926 funzionario matricola 76221 da Mauthausen venne trasferito nel Kommando, sottocampo di Ebensee dove morì il 28 aprile ‘45
A Mauthausen era giunto l’11 marzo con il trasporto n. 32 dell’8 marzo 1944, Giampiero Verdi matricola 57465 nato a Marradi il 28 giugno ‘23, meccanico, mechanische, arrestato dalla Guardia Nazionale Repubblicana in una retata dopo lo sciopero generale del marzo ’44, internato alle Scuole Leopoldine di Firenze. Da Mauthausen Verdi fu trasferito a Gusen dove morì il 22 aprile ‘45.
L’ultimo dei marradesi deportato in un campo di sterminio è stato Alessandro Pieri, nato a Marradi il 21 giugno 1884, matricola 21774 prigioniero nel campo di Bolzano fino al 5 sett. ‘44 venne trasferito con il trasporto n. 81 a Flossemburg poi ad Hersbruck dove morì il 5 novembre ’44

Rodolfo Ridolfi

Il messaggio de Il Tazebao in occasione dei 23 anni dalla scomparsa dello statista socialista Bettino Craxi.

Hammamet – Tunisia – Africa – The tomb of Bettino Craxi former president of the Italian Government.

martedì 17 gennaio 2023 riceviamo e molto volentieri pubblichiamo
«I popoli esistono anche quando sono poveri»
Il messaggio de Il Tazebao in occasione dei 23 anni dalla scomparsa dello statista socialista Bettino Craxi.

Tra i firmatari esponenti delle Istituzioni, personalità della cultura e dell’informazione, italiana e internazionale.

Firenze, 17 gennaio 2023 – «Sono ormai 23 anni che Bettino Craxi ci ha lasciato, eppure la sua presenza è più viva che mai tra noi. E se la Fondazione a lui intitolata quando ancora si era tutt’altro che spento il clima infame di Mani Pulite, con uno sforzo tenace e lungimirante ne ha valorizzato l’opera di politico e di statista, il suo popolo ne vuole oggi ricordare la generosità al servizio della pace. Quella racchiusa nell’aforisma “i popoli esistono anche quando sono poveri”, la visione della nostra Europa del Lavoro e dello stato sociale con i piedi ben piantati nel Mediterraneo, culla della civiltà. Quel mare che scrutava dall’esilio di Hammamet cercandovi l’Italia all’orizzonte. Grazie Bettino».

I promotori
Gianni Bonini
Pieraldo Ciucchi
Lorenzo Somigli

I firmatari
Renzo Alessandri
Catia Almenara
Alessandro Battilocchio
Marco Becattini
Antonio Bellizzi di San Lorenzo
Alida Bensi
Fabio Boni
Flavia Bonini
Francesco Borgognoni
Stefano Borselli
Fiorenzo Bucci
Cesare Calamai
Giancarlo Cappelletti
Luciano Casarredi
Simone Cavaciocchi
Giancarlo Ciarpi
Debora Degl’Innocenti
Maurizio Falcinelli
Fabio Fallai
Fabrizio Felici
Stefano Ferroni
Carmine Festa
Matteo Gerlini
Luigi Giacumbo
Riccardo Ginanneschi
Franco Gori
Irene Ivanaj
Talal Khrais
Laura Lodigiani
Salvatore Lombardo
Francesca Longhitano
Massimo Mallegni
Andrea Marcigliano
Jean-Claude Martini
Massimo T. Mazza
Bernardo Mennini
Gianni Mercatali
Renzo Nardi
Stefano Neri
Duccio Niccolai
Fabrizio Pacini
Andrea Pastorelli
Elismo Pesucci
Marco Pieri
Rita Pieri
Mario Poneti
Paolo Ricci
Rodolfo Ridolfi
Elisabetta Romoli
Paola Sacchi
Massimiliano Scapecchi
Lino Signori
Fausto Stefanelli
Maria Cecilia Stefanelli
Edoardo Tabasso
Massimo Taiti
Daniele Taiuti
Leonardo Tirabassi
Marco Tofani
Leonardo Tozzi
Luciano Zeroni

il 19 gennaio del 2000 moriva ad Hammamet Bettino Craxi

Hammamet la tomba di Bettino Craxi
lunedì 16 gennaio
Giovedì 19 gennaio ricorre il ventitreesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi cinquant’anni di vita politica italiana. Il ricordo di Craxi accade, quest’anno, nella attualità politica di un governo di centro-destra che muove i suoi primi passi dopo le disastrose eperienze dei governi che hanno avuto come protagonisti tutta una serie di pigmei della politica e di incalliti trasformisti come Renzi, Letta, Conte, e compagnia cantante.La classe politica, tranne lodevoli eccezioni, non brilla certo per capacità e vedute di largo respiro ed è per questo che le idee, il coraggio ed i propositi di Craxi statista e politico ci mancano perché sono oggi di grande attualità e animano un po’ tutte le forze politiche compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e si resero protagoniste, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia.
Venti tre anni fa il 19 gennaio il leader del socialismo tricolore moriva ad Hammamet in Tunisia lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, inascoltati che lo Stato, le Regioni, i Comuni e soprattutto la Scuola dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. Dovrebbe essere naturale e doveroso anche per chi dopo la caduta del muro di Berlino, diceva di essersi ravveduto e si richiamava più volte ai principi del socialismo democratico europeo, del quale Craxi è stato indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti. Ma ancor oggi tutte le volte che viene proposto di intitolare una via od una piazza a Craxi la risposta della sinistra è sempre la stessa, fu così anche nella Firenze di Matteo Renzi allora leader del Partito Democratico e Presidente del Consiglio. A venti tre anni di distanza dalla scomparsa di Craxi, nonostante qualche volta i commenti della stampa accreditino l’accanimento e la persecuzione che ci fu nei suoi confronti come una anomalia della vita politica italiana, la sinistra catto-comunista e opportunista preferisce rimuovere con il silenzio la verità storica che si ripropone in maniera sistematica come abitudine della cultura giacobina dei comunisti e dei loro eredi e dei poteri forti e dei suoi nuovi camerieri: “rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto”. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E’stato così, per Silvio Berlusconi. La speranza è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare il grande statista padre del “socialismo tricolore” che ci ha lasciato pagine importanti della storia italiana ed europea, come merita.