Blog Biblioteca-Archivio Marradi ’93 .8 settembre- a 69 anni dall’armistizio l’Italia è sempre lacerata perché una sua parte si considera detentrice della verità

venerdì 7 settembre
Quelle fratture e divisioni che hanno (dis)fatto l’Italia in un bel libro del 2009 di John Foot
La verità è che l’Europa di oggi è poca cosa , non ha grandi leader, non esiste democraticamente è profondamente spaccata non esprime una politica, ed è subalterna agli interessi del sistema finanziario e bancario e soprattutto fa fatica a tenere il passo con i grandi paesi emergenti. Nessuna data si presta meglio di quella odierna – l’8 settembre, 69 anni da quando Pietro Badoglio, con voce sobria, annunciò l’armistizio tra l’Italia e gli angloamericani. Sembra di ascoltare certe conferenze stampa di questi giorni che lasciano intravedere la resa della sovranità popolare al commissariamento delle democrazie europee al governo internazionale della finanza e delle banche più forti.

In questo giorno se penso alla Francia mi viene in mente Petain, se penso alla Germania l’immagine che mi appare è quella di un paese velleitario ma che rischia una nuova epocale sconfitta mondiale, se penso alla Spagna riaffiorano alla mente i fantasmi della guerra civile. Ma il nostro Paese, forse per la sua relativa storia unitaria ha sicuramente il primato della rissosità e del paradosso con un governo che vorrebbe essere sobrio ma in realtà è solo grigio che se lo osservi nel suo complesso sembra una riunione periodica di direttori di filiale di banca e burocrati di modesto profilo. Pesano ancora e, dopo una stagione di riaccese speranze, tornano le divisioni che hanno accompagnato la storia della nostra bella patria. L’Italia continua a compiacersi delle sue divisione e non fa nulla per superarle. E’ un Paese dove gli sconfitti dalla storia continuano a proporsi come il futuro del Paese ed i depositari della verità. E’ soprattutto la sinistra italiana erede del comunismo e del catto-comunismo pauperista a coltivare la pretesa d’essere depositaria della verità e degli ideali più alti e nobili, così imponendo verità a senso unico. Ed il mondo degli italiani liberi finisce per subire, intrappolato com’è a coltivare la polemica nord sud, l’eredità d’un Risorgimento contestato e logiche di campanile fuori tempo.

In questo quadro mi sento di suggerire una lettura: Fratture d’Italia un libro del 2009 edito da RIZZOLI, un saggio di John Foot , un inglese che ha riscoperto ciò che tutti gli italiani sanno da tempo. “…Litighiamo sempre, e da quando c’è la televisione litighiamo come non mai. …””..Nel luglio del 1944, a San Miniato, mentre l’esercito tedesco si sta ritirando e quello alleato risale la penisola, più di cinquanta civili vengono massacrati all’interno della chiesa del paese: strage nazista o una bomba lanciata dagli americani? E poi: i campi di concentramento fascisti, le foibe, l’emigrazione, il terrorismo… L’elenco degli episodi controversi che costellano la storia dell’Italia unificata potrebbe estendersi all’infinito: dall’eccidio delle Fosse ardeatine alla strage di piazza Fontana, dagli attentati negli Anni di Piombo alla morte di Carlo Giuliani. Ognuno di questi eventi ha generato una memoria pubblica frammentata e belligerante, fatta di verità tutte assolute e tutte in contrasto tra di loro che si esprimono nei monumenti, nelle targhe, nei memoriali destinati a far trionfare l’una o l’altra versione.

“Secondo John Foot, fatta l’Italia e gli italiani, non siamo mai riusciti a fare del tutto i conti con il nostro passato, a causa della perenne fragilità dello Stato e delle tante guerre civili che ne hanno segnato la storia sin dalla nascita della nazione nel 1860. Questo viaggio nella memoria divisa del Paese porta Foot tra i monumenti alterati e nascosti nel tempo, tra le lapidi criticate e danneggiate, tra le commemorazioni contestate, ma anche faccia a faccia con le assenze e gli assordanti silenzi di quello che non è stato ricordato, che è stato rimosso. È un viaggio che lo storico affronta indossando anche i panni del reporter e del detective, per riuscire a scavare nelle tante microstorie che hanno determinato la visione pubblica del passato. E ci restituisce un’Italia fragile, incerta sulla propria identità, in lotta con se stessa. Ma ben lontana dal costituire “solo un’espressione geografica”.

R.R.