NON C’E’ PACE NEPPURE PER I MONASTERI

manifesto9martedì 28 luglio da Barbara Betti e Raffaella Ridolfi riceviamo una riflessione sulla situazione delle Domenicane di Marradi che di seguito pubblichiamo:

NON C’E’ PACE NEPPURE PER I MONASTERI

 L’incipit più idoneo per questo comunicato stampa sarebbe la fedele trascrizione dei primi tre articoli della dichiarazione Universale dei diritti dell’Umanità così come l’inserimento di una cernita di articoli della Costituzione e di violazioni sanzionate dal Codice penale, per terminare con le considerazioni di un religioso che riportiamo: “L’abuso di coscienza è un abuso vero e proprio e a subirne le conseguenze sono soprattutto le persone più fragili e vulnerabili. “Non si vede in maniera evidente e non si va in Questura per denunciarlo”, spiega il domenicano fr. Adrien Candiard. Questa forma di abuso avviene “quando uso la fiducia che le persone depongono in me, per orientarle verso una mia soluzione: ‘Devi fare questo’”. Ci può essere poi una correlazione molto stretta “tra l’abusato e l’abusatore, tra chi ha voglia di dire all’altro come vivere e chi ha voglia di sentirsi dire come vivere” cit. Fr. Adrien Candiard. Temi che dovrebbero essere assai lontani dalla vita monastica di un Monastero di clausura in un paese di tremila anime e poco più, ai piedi dell’appennino. Questo invece è il pane quotidiano delle Suore di Marradi ahimè.

Le Suore subiscono pressioni psicologicamente molto forti che richiamano alla mente le parole sopra riportate, sono soggette a scatti di ira da parte di chi non accetta la loro volontà di rimanere una comunità in seno al paese di Marradi, gli viene espressamente richiesto di rinunciare ai propri diritti civili, al diritto alla difesa, senza neppur aver mai avuto una ragione, un motivo valido, che giustificasse tale richiesta e che non fosse una regola utilizzata solo per alcuni e non per tutti.

 Non è neppure concesso loro sapere cosa sarà della loro casa, oggi tenuta e mantenuta egregiamente grazie al loro lavoro e impegno , alle loro risorse, all’aiuto dei congiunti e di tanti benefattori. Questo patrimonio, che è patrimonio del Monastero delle Suore di Marradi, creato e liberamente dato loro dai Fondatori e riconosciuto dai successori e benefattori fino ad oggi, non ha mai beneficiato dell’intervento dell’intervento economico degli enti ecclesiastici. Da  alcuni anni la Congregazione no ha “favorito” l’ingresso di postulanti e nuove suore, facendo ora del numero delle Madri presenti il grave difetto di questa comunità. Inoltre la Congregazioni, assumendo la Legale Rappresentanza di questo Monastero, persegue una gestione economica che non tiene in alcun conto le necessità di queste donne e della loro casa costringendole all’umiliante atto di “mendicare” le risorse necessarie ed adeguate alla propria sussistenza. Le Suore di Marradi legittimamente risiedono nel Monastero ed il loro Diritto in termini legali è tutelato dal Diritto Civile, si fa presente inoltre che la soppressione canonica del Monastero non corrisponde alla soppressione dell’Ente Monastero, e nella loro casa possono a buon diritto decidere chi ricevere od ospitare per sentirsi in piena sicurezza e pace, nessuno di noi ospiterebbe, come è normale che sia, chi si è presentato inveendo o indirizzando moniti punitivi.

 Per questo motivo le Suore, alle quali non è mai stata data una spiegazione, plausibile, della necessità di una  “scelta seppur dolorosa ma necessaria” (riportato letteralmente da missiva ricevuta) fin quando i termini della discussione rimarranno sugli stessi binari ritengono assai superflui altri incontri. Ritengono quindi, dopo un significativo periodo di riflessione, che potranno riprendere in mano la discussione solo se saranno rivisti i termini della questione, ribadendo che loro stesse hanno già assunto una scelta “dolorosa”, che le ha esposte a pressioni significative “ ci vedremo costretti a ricorrere a gravi sanzioni…” ( tratto da missiva ricevuta),  per la difesa della loro casa e “necessaria” per il rispetto della fratellanza che le lega come una “famiglia” composta nel nome del Signore.

 Per coloro che hanno difficoltà a capire la scelta necessaria e dolorosa compiuta dalle Suore di Marradi, tesa alla difesa dei loro diritti costituzionali e civili, è bene sottolineare come questa nasca dalla ferma volontà di tutelare la salute e la dignità delle persone che compongono quella comunità, che possono avere profili di fragilità ad affrontare un “trasloco” coatto senza destinazione, come fossero cose e non persone capaci di intendere e di volere, alle quali nessuno può togliere i diritti naturali e costituzionali irrinunciabili come  la libertà ed il dovere di salvaguardare la propria vita, la propria salute, la propria dignità e che solo una frainteso richiamo all’ “obbedienza” può legittimare un arbitrio per il quale esiste “il dovere di non ubbidire”, e che le metterebbe di fatto sulla strada.

              Le Suore quindi sono determinate a continuare nel loro silenzio, nella loro clausura e nella loro instancabile preghiera e a non ricevere visite che inevitabilmente comprometterebbero la serenità del Monastero, in più, dopo essersi consultate con il loro avvocato, si sono viste costrette a sporgere denuncia per “molestie telefoniche continuate” contro ignoti, perché ormai da più di un mese qualcuno con grande fervore cerca di rendere la loro vita impossibile di giorno e di notte.

L‘Immanenza delle presenze silenziose: in ricordo di Francesca Ferrini

La Chiesa di S.Lorenzo
La Chiesa di S.Lorenzo

lunedì 27 luglio Riceviamo e pubblichiamo questo ricordo di Silva Gurioli dell’amica Francesca Ferrini scomparsa nei giorni scorsi. La redazione del giornale coglie l’occasione per esprimere ai famigliari, alle amiche ed agli amici di Francesca le più sentite condoglianze sicura di interpretare i sentimenti di quanti fra i lettori di Marradi free hanno conosciuto Francesca.

L‘Immanenza delle presenze silenziose

In ricordo
di Francesca Ferrini

Ciao Francesca, ho appreso la notizia della tua scomparsa. In un attimo ho rivissuto gli anni della
gioventù trascorsi nel tuo atelier, dove ci incontravamo il pomeriggio insieme alle amiche di Via
Fabbrini ed altre ancora. Tu eri sempre al lavoro: tagliavi le stoffe, imbastivi gli abiti, li provavi alle
clienti e poi li cucivi a macchina. Noi disponevamo le sedie a cerchio e, mentre tu continuavi il tuo
lavoro, ci raccontavamo i problemi della nostra gioventù: le nostre storie, i divertimenti, le passioni, gli
amori giovanili, la moda e cosi trascorrevano tanti pomeriggi. Gioa, spensieratezza, amicizia ci hanno
legato indissolubilmente.
Ricordo un aneddoto divertente. Una tua cliente venne a misurarsi l‘abito che le stavi cucendo e durante
la prova esordì improvvisamente:“ Ma lei cosa ne pensa di quella povera Flora?“ La guardasti incredula e
trasecolata interrogandoti su chi fosse la donna citata. Chiedesti allora:“Di chi parlate? La signora rispose
addolorata: “Parlo di Flora la moglie di Marcello Mastroianni!! Quel vagabondo l‘ha lasciata!“
Scoppiammo in una sonora risata. Il nostro pensiero era rivolto alla realtà marradese e non avevamo
notizie in proposito. Quando pronunciò il cognome Mastroianni fummo inaspettatamente catapultate nel
mondo del gossip che non apparteneva alle nostre conversazioni .
Fu Giugi (Giuliana Bellini ) ad introdurci nel tuo laboratorio dove apprendeva il mestiere di sarta. Grazie
alla tua maestria era diventata molto brava ed estrosa. Noi amiche confidavamo in lei per la confezione di
abiti alla moda. Purtroppo ci ha lasciato troppo presto!
Mia madre quando venivo da te mi diceva: Torna presto! Ho molte cose da fare! Non avrei mai voluto
lasciare quella bella compagnia! Quando giovanissima mi sono trasferita a Firenze ogni volta che tornavo
a Marradi ti venivo a trovare con mia figlia Raffaella. Non ci siamo mai perse! Ho sempre chiesto di te.
Mi mancavi molto come pure le amiche di Via Fabbrini.
Piena di amiche di tutte le età – ricorda Silvana Barzagli – con lei era spontaneo confidarsi, ti ascoltava,
non ti interrompeva mai, non ti giudicava, e con poche parole di conforto sapeva tranquillizzarti. L‘estate
era sempre da noi a prendere Bruna Rossi per la loro consueta passeggiatina serale fino al 1995. La
incontravo alla S. Messa nei giorno feriali: terzultima panca a destra entrando in chiesa e scambiavamo
due parole e ci lasciavamo con un sorriso. Era al settimo cielo quando Rita Rossi rientrava a Marradi.
Durante le Sagre andava ad aiutare i volontari della Comes. E‘ sempre stata vicina alla Comunità di
Sasso. Sola ed ammalata fu ricoverata a Villa Ersilia e sovente andavo a farle visita. La trovavo silenziosa
mi sorrideva sempre riconoscendomi e pronunciava brevi frasi alle mie domande. I nostri ricordi la
commuovevano. Si è dimostrata con me sino alla fine un‘educatrice ed un‘amica che resta nel mio cuore“
Teresa Pieri racconta: „Ho avuto la fortuna di conoscere i suoi genitori- persone semplici ma molto
caritatevoli e tolleranti. Francesca li ha curati e rispettati per tutta la vita seguendo quei sani principi
cristiani che le avevano trasmesso. Suo padre è stato Sacrestano della Chiesa Arcipretale per lungo tempo:
uomo dagli occhi limpidi, sereni e distesi. Piegato dal lavoro entrava nel suo laboratorio felice di vederci
in sua compagnia. Sua madre sempre affacendata a volte si tratteneva con noi a chiaccherare. L‘umiltà
aleggiava nella sua famiglia. Ricordare le persone umili, laboriose, generose è oggi più che mai un dovere
per lasciare la testimonianza di un habitus sociale più ricco di rispetto e comprensione“.
Carissima Francesca, riposa in pace! Noi ti terremo con immutato affetto nei nostri cuori e nella nostra
memoria!
Marradi 26 Luglio 2020 Silva Gurioli

Rodolfo Ridolfi: L’Unione dei Comuni del Mugello si batta per l’indennizzo ai familiari del Dott.Iannucci e per una adeguata tutela dei medici di base

Giandomenico-Iannuccidomenica 26 luglio: I medici, gli infermieri i volontari sono stati e sono in prima linea nella guerra al virus Sars 2 Covid 19  anche nel nostro territorio. il 3 aprile scorso il dott. Giandomenico Iannucci di Scarperia è rimasto vittima a causa del virus contratto durante la sua attività lavorativa. Il mancato indennizzo a favore dei famigliari da parte delle assicurazioni, ha messo in evidenza la necessità che le Istituzioni intervengano concretamente per l’indennizzo ai famigliari e per la tutela dei medici di base e su questo insiste Rodolfo Ridolfi nella interrogazione presentata al Presidente dell’Unione dei Comuni il 23 luglio scorso e che doverosamente pubblichiamo.

 

Premesso:

che nel corso della riunione del Consiglio dell’Unione dei Comuni Montani del Mugello, del 24 aprile scorso illustrando l’interrogazione presentata insieme a Mauro Ridolfi  il 19 febbraio scorso sullo stato di emergenza sanitaria Sars 2, Ridolfi si è soffermato a ricordare l’estremo sacrificio del medico di Scarperia il primo medico vittima del coronavirus in
provincia di Firenze Giandomenico Iannucci, che operava a Scarperia e San Piero (Firenze), risultato positivo al Covid-19 a metà marzo scorso e deceduto il 3 aprile, esprimendo
vicinanza, affetto e condoglianze alla famiglia credendo così di interpretare i sentimenti di tutto il Consiglio dell’Unione;

che il Presidente dell’Unione dei Comuni a seguito delle parole di Ridolfi chiedeva, molto opportunamente, che l’Assemblea rispettasse un minuto di raccoglimento;

che alla solidarietà espressa non è ad oggi intervenuto alcun concreto risarcimento alla famiglia stante il rifiuto delle assicurazioni di versare l’indennizzo per decesso a causa di virus in quanto non previsto;

che   a fronte dei rifiuti, sarebbe opportuno attingere al fondo nato grazie alle donazioni e destinato proprio al sostegno alle famiglie di medici ed infermieri morti durante l’emergenza Covid;

che la vicenda mette in luce la più generale questione della inadeguatezza delle necessarie tutele dei medici di base;

Interroga il Presidente

Per conoscere se non ritenga, come l’interrogante ritiene, necessaria una iniziativa di stimolo di concerto con i Comuni,  con la Regione Toscana, le istituzioni sanitarie e l’Ordine dei Medici affinché si intervenga concretamente attingendo al fondo in premessa e si avvii, subito, coinvolgendo le compagnie Assicurative, una immediata revisione delle clausole che escluderebbero l’indennizzo ai familiari dei medici di base per morte sopravvenuta nell’esercizio dell’attività lavorativa causa virus.