“Piano B”, un giallo, una spy story, quella scritta da Raffaella Ridolfi e Gianna Botti. Continuano con successo le presentazioni del romanzo

giovedì 29 ottobre

“Piano B”, un giallo, una spy story, quella scritta da Raffaella Ridolfi e Gianna Botti che continuano con successo le presentazioni del romanzo

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Ravenna, Marradi, dove risiedono, Rimini, Faenza e Firenze le tappe della presentazione del romanzo delle due autrici marradesi che sono attese a Prato, Montecatini, Arezzo, Reggio Emilia, Bologna e Roma per altrettante presentazioni del loro libro molto seguito dai media. Interessanti le recensioni del quotidiano l’Opinione, il giornale fondato da Camillo Cavour e diretto da Arturo Diaconale, ma altrettanto significative e lusinghiere le dichiarazioni di apprezzamento, rilasciate alla libreria Feltrinelli di Ravenna nel corso della presentazione, dal professore Nello Agusani, dirigente comunista, dal giornalista Pietro Caruso di Romagna web tv  e da Stefano Mugnai capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale della Toscana nel corso della Conferenza Stampa che ha voluto organizzare a Firenze. Un bel romanzo con in copertina “La mela di Jessica” opera del pittore marradese Stefano Mercatali. Finalmente un romanzo contemporaneo connotato dall’ intreccio dei ritmi social, tutto giocato sul filo invisibile delle trame digitali di email e sms, scritto col linguaggio diretto che a queste modalità relazionali appartiene. In Piano B – dove B, sta per Berlusconi – le quattro mani di Ridolfi e Botti scrivono, come fossero una, la storia del 33 e dell’agente segreto Alfonso, protagonisti che non si conoscono tra loro ma che elaborano, sulle vicende dell’attualità, un libro-rivelazione immateriale destinato ad essere poi rubato dalla terza immancabile spia che non ci pensa un attimo a stamparlo su carta, provocando clamore mediatico e anche il ‘crimine’ che interrompe sia il racconto che il complotto.

La Follia creativa del poeta orfico, maledetto e bipolare.

martedì 27 ottobre

imagesMK5H3GHXPubblichiamo questa interessantissima riflessione dello psichiatra Massimo Scalini sul poeta Dino Campana svolta in occasione della Premiazione del Concorso “La Poesia ci salverà” 19 settembre 2015:

Colpisce quanto la genialità creativa possa convivere con la follia. La geniale follia creativa di Dino Campana pare infatti un ossimoro insolvibile. Eppure Dino era indiscutibilmente geniale nella creatività poetica e decisamente folle nella sua vita psichica. E con lui altri grandi artisti e scienziati sono stati al tempo stesso folli e geniali. Non voglio qui fare l’elenco un po’ stucchevole dei folli divenuti famosi per la loro genialità; mi limito a citate il discorso di Steve Jobs ai giovani laureandi della Stanford University, tenuto il 12/06/2005, allorché il fondatore della Apple ha lasciato loro il suo testamento morale, quello di un genio prestato alla follia di voler cambiare il mondo, e di riuscirvi. Ha detto Steve Jobs: Il vostro tempo è limitato, quindi non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati, siate folli, perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero. Ciò nonostante, anziché rappresentare anche un valore costruttivo, la follia creativa viene più spesso percepita come una vera e propria malattia, che chiamiamo psicosi maniaco-depressiva, o disturbo bipolare. Dino Campana, il poeta maledetto – e maledettamente geniale – era affetto dalla malattia bipolare, la quale nel suo caso contempla a fianco della genialità creativa la distruttività della mania psicotica. Abbiamo numerose prove della follia di Campana: dalle cartelle cliniche, che lo descrivono come affetto da “Demenza Precoce” (Dementia Praecox), alle bizzarrie comportamentali e le stravaganze grottesche, fino ai vissuti deliranti e francamente psicotici descritti dal Pariani, lo psichiatra del manicomio di Caste Pulci dove Dino trascorse gli ultimi quattordici anni della sua vita maledetta. Malgrado ciò, da molto tempo esiste negli ambienti culturali – e purtroppo è ancora florido – una sorta di movimento negazionista teso a scotomizzare la malattia di Campana, percepita come un disvalore da negare contro ogni evidenza. Il più accanito fautore della dietrologia biografica negazionista è stato Sebastiano Vassalli, purtroppo scomparso alcuni mesi fa. Fu un grande scrittore, vincitore dello Strega e del Campiello, e studioso della vita e dell’opera di Campana; scrisse molte cose lodevoli su Dino, fra le quali ho molto apprezzato La notte della cometa e Natale a Marradi – forse perché sono romanzi –, ed altre biografiche decisamente spregevoli. In linea con la sinistra internazionale che ha partorito il movimento chiamato Antipsichiatria, dal quale è poi nato in Italia – dove almeno in tema di rigidità ideologica non siamo secondi a nessuno – quello di Psichiatria democratica, Sebastiano Vassalli ha voluto emancipare la biografia di Campana dalla vita non romanzata del Pariani a quella per lui vera di un reietto inviso agli intellettuali del suo tempo ed ai marradesi ostracisti, che l’hanno voluto matto: i primi per interesse – come i futuristi ed i soliti Ardengo Soffici e Giovanni Papini – ed i conterranei del suo povero paese  – un posto da incubo dice Vassalli – per la vergogna della convivenza storica ed ineludibile con un matto da manicomio. Ma i primi a volere Dino in manicomio – sostiene Vassalli – furono la madre ed i familiari, che lo preferirono nel luogo della follia piuttosto che girovago del mondo a dare pubblico scandalo. Per Vassalli non fu dunque la devastazione psichica della malattia a portare Dino in manicomio, ma furono un ambiente culturale avverso, un paese natio arretrato, ed una madre cattiva, tutti inconsapevolmente coesi, come troie dagli occhi ferrigni, nel determinismo crudele e socio-patogeno della follia di Campana. La psichiatria, coi suoi metodi atroci, custodiali, contenitivi e repressivi, fu secondo Vassalli il suggello per una condanna di Campana fedele alle volontà di una società da rifondare sotto i colpi di una falce e di un martello antipsichiatrici.

Anche se non penso che Vassalli abbia mai aderito apertamente all’Antipsichiatria, la sua biografia campaniana non è certo estranea ad una tale empietà, dalla quale avrebbe dovuto astenersi per onestà intellettuale, vista la sua palese incompetenza psicopatologica.

Come di ogni cosa, tuttavia, anche dell’Antipsichiatria non tutto è da buttare. Al contrario: la legge 180, di chiara ispirazione antipsichiatrica, ha di fatto chiuso i manicomi custodiali e punitivi e ha restituito gli alienati alla dignità ed ai diritti di persone malate; e la stessa cosa questo movimento ha cercato di fare con coraggio nei paesi governati dalle tirannie fasciste e sovietiche, dove la patente pirandelliana di matto ha consentito alla tirannide del dittatore di isolare nei manicomi-lager di stato l’avversario politico, o l’intellettuale dissidente, i quali sono stati  costretti ad abiurare – obtorto collo – nel silenzio siderale della follia cucita loro addosso per annientarli in vita, evitando di farne dei martiri post-mortem.

Quando però si nega che una condizione psichiatrica come la malattia bipolare non sia stata l’artefice del dramma psichico di Campana, per esaltarne la genialità poetica, come se la patologia sia con essa incompatibile, si fa un’operazione intellettuale scorretta e pericolosa. Scorretta perché chi, come il Vassalli, nulla sapeva di psicopatologia, avrebbe dovuto astenersi dal dare un giudizio biografico fuorviante; ed è soprattutto un’operazione pericolosa perché intrisa di collusione con l’idea paleologica e falsa della psicopatologia come forza deviante e non anche creativa. In questo modo quante giovani vite di talento, affette dalla malattia bipolare, continuano purtroppo a vivere nell’ombra della vergogna per una condizione psicopatologia curabile che comunque non preclude la genialità di chi ne è affetto, o se vogliamo non ne cancella la follia creativa cui alludeva Steve Jobs, senza la quale il mondo vivrebbe ancora oggi alla luce delle lampare medioevali, a scrivere con la penna d’oca di streghe e indemoniati, di posseduti e tarantolati.

Ed è proprio questo il pericolo dell’Antipsichiatria: quello di indurre i malati alla vergogna per la loro condizione, dipingendoli come vittime sacrificali di una società malata e patogena, che però ammala solo loro, come fossero portatori di una vulnerabilità psichica da nascondere, e non già di una malattia curabile, come tutte le altre, con i metodi della scienza medica e della psicologia cognitiva.

Poiché la psichiatria non è, almeno in occidente, di destra o di sinistra, democratica o dispotica, ma rappresenta una scienza per la salute psicofisica del malato di una qualche psicopatologia, il negazionismo antipsichiatrico campaniano di Sebastiano Vassalli è purtroppo un esempio triste di quanta strada ci sia ancora da percorrere lungo il cammino verso una lettura laica e non ideologica e preconcetta della malattia psichica, che di fatto nasconde Campana, come ogni altro bipolare malato e geniale, dietro le vesti malconce di un personaggio maledetto e rifiutato benché cantore meravigliosamente orfico.

La vicenda umana di Dino Campana dovrebbe invece essere portata ad esempio di quanto la malattia bipolare non rappresenti un destino inevitabile verso la deriva sociale, ma costituisca anche un’occasione per far emergere il lato creativo e talvolta geniale di una malattia oggi curabile.

Massimo Scalini psichiatra

Forza Italia ha presentato a Firenze il «Piano B» è un giallo. Stefano Mugnai «Finalmente un romanzo contemporaneo di centrodestra»

01-mugnai-ridolfi-4lunedì 26 ottobre

Questa mattina a Firenze nella sede del Consiglio Regionale, a Palazzo Panciatichi, è stato presentato alla stampa  il romanzo Piano B Giallo Mediterraneo.

Forza Italia ha un Piano B. Sì ma è un giallo. Un libro giallo, quello scritto da Raffaella Ridolfi e Gianna Botti, per i tipi di Girasole, che è stato presentato questa mattina in Consiglio regionale dagli esponenti di Forza Italia Stefano Mugnai (capogruppo) e Marco Stella (Vicepresidente dell’assemblea toscana) . «Finalmente un romanzo contemporaneo di centrodestra», hanno annunciato Mugnai e Stella complimentandosi  per questo intreccio dai ritmi social, tutto giocato sul filo invisibile delle trame digitali di email e sms, scritto col linguaggio diretto che a queste modalità relazionali appartiene.

E in Piano B – dove B, ovvio, sta per Berlusconi – le quattro mani di Ridolfi e Botti scrivono come fossero una: la storia di due personaggi, “il 33” e l’agente segreto Alfonso che non si conoscono tra loro ma che elaborano, sulla vicenda di una nota congiura di perenne attualità, un libro-rivelazione immateriale destinato ad essere poi rubato dalla terza immancabile spia che non ci pensa un attimo a stamparlo su carta, provocando clamore mediatico e anche il ‘crimine’ che interrompe sia il racconto che il complotto.

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Un romanzo che racconta in maniera verosimile molti intrighi internazionali degli anni 2008-2011, molte cose che scottano e coinvolgono da subito il lettore. Raffaella Ridolfi ha detto non abbiamo la presunzione di stabilire una verità, pur raccontando sottotraccia moltissime verità certificate sul “complotto”, ma di suscitare dubbi e provocare riflessioni e dibattiti

Presentato a Marradi il Romanzo “Piano B. Giallo Mediterraneo” di Gianna Botti e Raffaella Ridolfi.

 

buonissimalunedì 12 ottobre

A distanza di 9 giorni dalla presentazione ufficiale, avvenuta alla libreria Feltrinelli di Ravenna, sabato 10 ottobre, il Centro studi Campaniani “Enrico Consolini” e la Fidapa di Marradi, associazione della quale le autrici marradesi fanno parte hanno organizzato la presentazione del libro “Piano B Giallo mediterraneo” di Gianna Botti e Raffaella Ridolfi edito dalla prestigiosa casa editrice “il Girasole “di Ravenna. L’evento, ben riuscito per la partecipazione di un numeroso pubblico, è stato introdotto dalla Presidente del Centro Studi, Mirna Gentilini, e dalla neo Presidente della Fidapa Rosanna Billi che, hanno poi  lasciato la conduzione al  giornalista Pietro Caruso che ha svolto considerazioni e tracciato le caratteristiche del libro sottolineandole il carattere originale ed innovativo definendolo ” il primo esempio dei nuovi e moderni mezzi di comunicazione sms, mail e facebook trasferiti in letteratura”.

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Il Giallo Mediterraneo scritto a quattro mani, da Gianna e Raffaella, si dipana come in una pellicola cinematografica a raccontare  una storia di spionaggio con email e sms. Messaggini e posta elettronica sono i canali quasi esclusivi di una narrazione con cui due agenti segreti elaborano, sulla vicenda di una nota congiura di perenne attualità, un libro-rivelazione immateriale destinato ad essere rubato dalla terza immancabile “spia” che lo materializza su carta. Un romanzo che racconta in maniera verosimile molti intrighi internazionali, molte cose che scottano e coinvolgono da subito il lettore. Le autrici non hanno la presunzione  di stabilire una verità, pur raccontando sottotraccia moltissime verità certificate sul “complotto”, ma di suscitare dubbi e provocare riflessioni e dibattiti. Dibattito, domande e risposte delle autrici ci sono state a Marradi  prima che ambedue le autrici marradesi firmassero, con legittima soddisfazione, numerose copie del loro romanzo  in libreria dal 1 ottobre.  Anche a Marradi il libro può essere acquistato da “Marisa” cartolibreria in Via Talenti e all’alla Tabaccheria cartolibreria” di Anna Vespignani in Via Fabbroni.