Bettino Craxi: un grande statista

Rodolfo Ridolfi ad Hammamet sulla Tomba di Bettino Craxi
Rodolfo Ridolfi ad Hammamet sulla Tomba di Bettino Craxi

venerdì 17 gennaio

Ricorre oggi il ventesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi cinquanta anni di vita politica italiana. Il ricordo di Craxi accade, quest’anno, nell’imminenza delle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna dopo cinque Governi non voluti dagli italiani che hanno dato lo sfratto al PD per ritrovarselo di nuovo al Governo con i comunisti grillini grazie a Matteo Renzi chea Firenze nell’ottobre del 2015  in occasione della presentazione del film “Notte di Sigonella” seppur invitato con tutti i suoi ministri e parlamentari, non mandò neppure un telegramma, neppure un usciere. Il Pd, ex Pci-Pds-Ds prova evidentemente imbarazzo quando si tratta di Bettino Craxi, il premier che in un colpo solo salvò con rapide e sofferte decisioni, prese in grande solitudine, 500 vite umane (tanti erano i passeggeri sequestrati della nave da crociera Achille Lauro ad opera di terroristi palestinesi); salvò l’onore e la sovranità nazionale; assicurò alla giustizia italiana i terroristi. Io concordo con le parole di Berlusconi: “Bettino altro che via, si meriterebbe molto ma molto di più. Lui ha rappresentato l’Italia a schiena dritta”. Ma  in Italia continua a non esserci né a Milano né a Roma neppure una via dedicata al premier socialista. Oggi il PD ed anche i grillini  sulla corruzione potrebbero fare scuola. Con la morte di Bettino Craxi ad Hammamet in Tunisia si spengeva il sogno del socialismo tricolore lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Appartengo a coloro, da vent’anni inascoltati che ritengono che lo Stato, le Regioni, ed i Comuni  dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano, contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana.

All’Italia del 2020 mancano le idee, il coraggio ed i propositi di Craxi statista e politico ci mancano nonostante siano di grande attualità e animino un po’ tutte le forze politiche compresa una parte consistente di quelle che lo derisero, lo insultarono e lo perseguitarono.

La speranza di questo giorno è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare il grande statista nei modi e nelle forme più appropriate. Mentre i sedicenti socialisti al soldo di Renzi e del PD hanno completamente dimenticato Craxi, anzi lo hanno tradito anche se tardivamente e in maniera opportunistica sembrano ricordarlo noi grazie all’iniziativa di Stefania Craxi continuiamo nella nostra coerente azione politica.10531272_10204781431847585_4949289145925258893_o

Sarà per me molto difficile dimenticare quel pomeriggio di mercoledì 19 gennaio di venti anni orsono quando nel corso della seduta del Consiglio regionale mi giunse la notizia della morte di Bettino Craxi che cercai di comunicare pensando che quell’aula avrebbe espresso almeno comprensione per il dolore di quella parte d’Italia che fin d’allora si sentì orfana di uno dei più grandi ed illuminati statisti dell’Italia repubblicana. L’amarezza e lo sdegno che mi procurò la rozza reazione di una parte del Consiglio Regionale e di un assessore comunista, insieme all’indifferenza di tanta parte di chi rimase in silenzio, è anch’essa difficile da rimuovere. Chiesi inutilmente che ai funerali di Craxi la Regione Emilia Romagna partecipasse con il suo gonfalone, lo trovavo naturale e doveroso per una maggioranza regionale che, dopo la caduta del muro di Berlino, diceva di essersi ravveduta e si era richiamata più volte ai principi del socialismo democratico europeo, del quale Craxi era indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti, ma la risposta fu la stessa che avevo ottenuto quando avevo chiesto di ricordare degnamente, nell’ambito delle istituzioni regionali, un’altra grande figura del socialismo democratico e liberale: Giuseppe Saragat. Oggi, a venti anni di distanza dalla sua morte in esilio, i commenti della stampa accreditano l’accanimento e la persecuzione nei confronti di Craxi come una anomalia della vita politica italiana, tralasciando di annotare che è una troppo ricorrente e sistematica abitudine della cultura comunista, rappresentare l’avversario come un essere malvagio, corrotto ed ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E’ oggi così per Silvio Berlusconi e Matteo Salvini.

Per questo come ho fatto tutti gli anni voglio ripetere che il grande statista Bettino Craxi uomo della parte migliore della Storia Patria merita di essere indicato alle giovani generazioni nei modi e nelle forme più appropriate. ( Seminari di Approfondimento promossi dalle Istituzioni e dalle Università, intitolazione di Piazze, Vie, Scuole, Istituzioni).

Vent’anni fa mi recai per la prima volta a Tunisi e ad Hammamet per i funerali di Bettino Craxi, mosso da un sentimento personale che sovrasta la meschinità e gli inganni della politica, pensai ed oggi cominciano a pensarla così in tanti, che Craxi era stato tolto di mezzo dopo essere stato l’unico capro espiatorio di un sistema di finanziamento illecito dei partiti che aveva coinvolto obbiettivamente tutti, ma per il quale non tutti hanno pagato. Le vicende degli anni successivi ( Giambattista Vico parlava di “corsi e ricorsi della storia”) ci hanno parlato di, dirigenti di partito e di cooperative con la tessera PCI PDS DS PD inquisiti e condannati, banche rosse, intrecci di politica ed affari che sono emersi ed hanno coinvolto tutta la sinistra cattocomunista ed i grillini. Craxi ebbe la forza di alzarsi in parlamento e dire la verità. Gli lanciarono le monetine. Alcuni, i compagni dalla doppia morale “ quelli delle “mani pulite” che per lungo tempo hanno chiesto ed ottenuto soldi sovietici, nemici dell’Italia, levarono forte la loro voce indignata contro il finanziamento illecito del quale tutti i partiti beneficiavano. Craxi è stato costretto a morire in Tunisia ed i socialisti sono stati annientati per far vincere i comunisti in Italia quando la storia li aveva sconfitti. Che povera sinistra è ed è stata comunque quella dei Prodi dei D’Alema, dei Napolitano, dei Veltroni dei Bersani dei Bassolino dei Renzi dei Conte dei Di Maio dei Zingaretti. Una classe politica che ha sempre anteposto alla difesa dei più deboli gli interessi di parte: le coop rosse e le Banche. Nella cattedrale di Tunisi e ad Hammamet, su quella tomba che guarda il nostro Paese, ricordo in modo indelebile che provai pietà cristiana ma anche ammirazione ed una grande melanconia intrisa di rassegnata tristezza per una idea romantica ed originale, che Craxi ha interpretato da leader e da statista, e che non ha più avuto la possibilità di risorgere e di riorganizzarsi. Per lungo tempo hanno convissuto nella stessa casa autentici e tenaci riformisti liberali con carristi marxisti e filocomunisti incalliti, autentici ed irriducibili autonomisti anticomunisti e collaborazionisti e servi dei comunisti, come nella D.C. hanno convissuto i cattolici liberali con i catto-comunisti di ogni obbedienza. Dopo la distruzione del pentapartito e la cacciata di Craxi, di Forlani e di Andreotti non è stato più pensabile ricondurre ad unità ciò che unito non può essere. Per quanto riguarda i socialisti molti sono finiti in Forza Italia, i riformisti turatiani che oggi possiamo definire lib lab, altri sono finiti assieme ai loro persecutori per opportunismo e quieto vivere, mimetizzati prima nel prodismo e poi mascherati da radicali, anticlericali ed oggi renziani. La stessa Internazionale socialista ha imbarcato i post comunisti ed è divenuta quindi una organizzazione lontanissima dalle idee originali del socialismo craxiano. Onorare la memoria di Craxi, difendere l’esperienza del “socialismo tricolore” e la dignità socialista riformista ha significato, dal 1993 ad oggi, ed ancora oggi a maggiore ragione, non stare mai dalla parte dei comunisti e dei loro eredi interni ed internazionali. Forza Italia, non è il Partito Socialista, ma neppure i catto comunisti e gli ex comunisti saranno mai socialisti autonomisti, si porteranno sempre nel loro profondo qualcosa della cultura dogmatica marxista leninista e sovietica. Nessuno ha obbligato la stragrande maggioranza degli elettori socialisti a guardare con simpatia Berlusconi ed a votarlo, è una questione di pelle, un percorso naturale. Berlusconi per storia personale, e per formazione non è socialista, ma in una cosa i nostri avversari hanno avuto ragione: Berlusconi e Forza Italia stanno facendo e faranno di tutto, anche in queste settimane, perché la verità su Craxi venga fuori fino alla sua piena riabilitazione storica.

La riabilitazione di Craxi, secondo la sua espressa volontà, non può venire dai suoi carnefici, da chi lo ha infangato e perseguitato. Chi fra i socialisti è disponibile ad una alternativa ai comunisti ed ai catto comunisti si faccia avanti ora e concorra con Forza Italia e il centro destra alla” vendetta democratica”, quella del voto, non accampi pretesti soprattutto dopo avere condiviso fallimentari politiche di sostegno e partecipazioni ai governi nazionale egemonizzati dai catto comunisti anti craxiani e a quelli regionali e locali con i comunisti e con Di Pietro.

Capisco che dirigenti che rappresentano una infima parte di quello che fu l’elettorato socialista non siano entusiasti della sempre maggiore dignità politica e culturale che i riformisti craxiani stanno assumendo all’interno dell’area di centro. I socialisti opportunisti sono esistiti soltanto grazie alla interessata azione dei comunisti. Nonostante gli opportunismi l’elettorato socialista non potrà mai dimenticare il tradimento dello spirito autonomista perpetrato da quei dirigenti che per interesse personale si sono alleati e continuano a guardare al PD, quegli stessi comunisti che hanno distrutto il PSI, perseguitato molti suoi dirigenti che non hanno abiurato ed umiliato i suoi militanti. I veri riformisti ricordano fin troppo bene che mentre tutto ciò accadeva alcuni non trovavano di meglio da fare che farsi eleggere con i voti altrui nei collegi più rossi d’Italia. Ci vuole una bella faccia di bronzo a sostenere che sarebbero le centinaia di migliaia di socialisti democratici che hanno votato e votano per Forza Italia quelli che sbagliano!

Per i veri riformisti la cartina di tornasole è quella di stare dalla parte della libertà, contro i catto-comunisti illiberali, che hanno usato e usano la stampa, la televisione, e le procure, per distruggere gli avversari.

In quanto al Partito socialista europeo, con tutti i neocomunisti che ha intruppato e con tutti i massimalisti che ospita, non ci pare proprio che possa essere la casa dei veri riformisti.

Nencini e compagni sanno bene che, come loro devono il proprio spazio personale ai neocomunisti, i socialisti riformisti, i liberal socialisti e tutti coloro che si ispirano a Turati e a Saragat, cioè tutti coloro che non si sono mai nascosti né imbarazzati ad affermare che Bettino Craxi è stato uno statista, devono a Berlusconi e a Forza Italia la sopravvivenza della propria dignità politica e culturale nonché la possibilità di condurre una battaglia di libertà e di modernizzazione del Paese contro il conservatorismo dei comunisti di tutte le obbedienze e dei loro fiancheggiatori.

La frequentazione dei catto comunisti ha fatto dimenticare ai socialcomunisti le parole di Filippo Turati: “Il mio riformismo non vuole essere né destro, né sinistro, è, ed intende essere, socialista riformista e basta”. “In un mondo in cui tutto si muove di continuo, uomini, idee, avvenimenti, coteste appiccicature di etichette topografiche sono abbastanza curiose…” ed infine “V’è che il riformismo, per indole sua, essendo lo sforzo costante di adattare sempre meglio i mezzi al continuo mutare del terreno è destinato ad apparire l’incoerenza medesima a coloro che pensano staticamente.” Noi questa lezione di Turati l’abbiamo assimilata. Ciò che ci auguriamo è che gli altri, che pretenderebbero di essere riformisti, facciano altrettanto.”

Rodolfo Ridolfi