Si AMO MARRADI ed il Centro Destra nella Città Metropolitana e nell’Unione dei Comuni per l’Ortofrutticola

Domenica 9 gennaio

Pubblichiamo l’intervento di Raffaella Ridolfi al Consiglio Comunale Straordinario di Marradi svoltosi davanti all’Ortofrutticola del Mugello alla Presenza del Presidente della Regione Eugenio Giani e delle maestranze della fabbrica dei Marroni. Fra gli intervenuti  il capogruppo del centro-destra Forza Italia della città metropolitana Paolo Gandola e quello del centro-destra nell’Unione dei Comuni Montani del Mugello-Alto Mugello Rodolfo Ridolfi 

Il motivo di questo consiglio comunale, in questa insolita sede, è tristemente notorio per la nostra comunità. Ho parlato volutamente di comunità e non delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Ortofrutticola del Mugello perchè è in dubbio che il peso maggiore di una scelta imprenditoriale è destinata a gravare per grande parte sulle loro spalle ma è pur vero che questa scelta imprenditoriale graverà su tutta la comunità marradese, e questo non è un sentire, un facile sentimentalismo collettivo, determinato dall’affetto per tanti amici che ci lavorano e ci hanno lavorato.  sono sbarcate in questo paese per mettere in piedi lo stabilimento davanti al quale siamo riuniti, per l’impegno di tanti profuso nel tempo, istituzioni, associazioni, singoli, per veder crescere e prosperare questo luogo di lavoro e portare il suo prodotto ed il nome di questo paese in tutto il mondo. Noi ci vogliamo attenere ad un mero conto del danno economico stimabile per tutti i residenti ed il tessuto produttivo di questa comunità. Il conto è semplice ahimè perché se le tante persone occupate in questo stabilimento non rimarranno a lavorare in questo luogo dovranno, in assenza di altre prospettive, cercare altrove, perché le risorse a disposizione di un centinaio di persone non ci saranno più e non verranno più spese soprattutto in questo comune, perché ci sarà come è inevitabile che sia una richiesta di aiuti sociali maggiorata ed un minore introito delle casse comunali, ricordiamo che sugli stipendi paghiamo una addizionale Irpef comunale ad esempio, pesiamo alle rette per la mensa o l’asilo nido, alla richiesta di reddito di cittadinanza, solo per fare degli esempi. Il problema della delocalizzazione dell’ortofrutticola del Mugello è quindi anche un mio problema ed in questa valutazione il fatto che io creda nella libertà del mercato non mi impedisce di valutare una scelta imprenditoriale come quella comunicata ai sindacati non condivisibile perché le scelte di maggior profitto di una proprietà industriale si traduce in un danno economico diffuso ad una intera comunità. Io credo nella libertà di mercato ma credo anche in quello che si chiama il welfare state ed in questa ottica credo anche opportuno che le risorse pubbliche vengano utilizzate per aiutare le imprese in difficoltà ed i lavoratori che subiscono un danno economico da dette difficoltà, ma non è questo il caso e rispetto alla legittima scelta, parlando in termini giuridici, della proprietà abbiamo una illegittima mortificazione ed il danneggiamento di una comunità, che meriterebbe se sposassimo altre logiche almeno un indennizzo. Non parliamo dei modi barbari e dei tempi inadeguati con i quali è stata fatta questa cosa che dimostra solo il cattivo gusto e la codardia di una classe imprenditoriale che sembra vivere sulla luna e non sul territorio italiano. Di una gravità inaudita è anche il fatto che la proprietà non ha mai interloquito direttamente con l’amministrazione comunale, dimostrando di appartenere ad una categoria di nuovi predoni economici. Non avendo mai interloquito con le istituzioni non possiamo avvallare nessuna scusa o giustificazione di una siffatta scelta riguardanti problemi strutturali del capannone anche perché se questi fossero stati così gravi da determinare una chiusura non si capisce come mai non ci sia mai stata in questo anno e poco più una richiesta alle istituzioni n caso di bisogno, per condividere strategie e difficoltà anche a seguito di mutate condizioni economiche. Sembra che più che imprenditori e finanza si sia davanti a dei giocatori di Risiko. In questo momento siamo chiamati ad un lavoro su diversi piani, la gestione del presente con il mantenimento del presidio da parte delle operaie ed operai, il mantenimento di un elevato interesse mediatico, i tavoli sindacali per primo quello regionale e nel caso questo non fosse sufficiente un tavolo nazionale. In questo ambito non possiamo non chiedere al Presidente della Regione qui presente di garantirci nel caso la proprietà non intendesse sedersi al tavolo regionale di attivare il tavolo nazionale indirizzandosi al Ministro delle attività produttive Giorgetti e/o al Ministro del lavoro Orlando perché solo questi due ministeri hanno la competenza ad intervenire. Abbiamo poi la necessità, il dovere di iniziare oggi a seminare il futuro e in questo ci si devono prendere delle responsabilità, in questo ambito abbiamo bisogno di grande competenza e concretezza. Su questo punto siamo in ritardo su questo punto è necessario passare dalla propaganda all’azione immediatamente sapendo che siamo già in ritardo. Quando si analizzano queste cose bisogna essere molto lucidi e guardare a trecentosessanta gradi tutte le responsabilità, le leggerezze, i facili entusiasmi, non tanto per le recriminazioni ma per non compiere in futuro gli stessi errori e chi oggi mette il dito nella piaga lo fa talvolta a ragione e talvolta a sproposito. Ho a lungo pensati di essere spesso in generosa rispetto al lavoro dell’amministrazione, è mia abitudine personale mettere sempre in discussione ciò che faccio, poi ho letto in una di queste notti le schede dell’Agenzia per le aree interne relativa al nostro paese e sono rimasta scioccata, penso che per il prossimo anno non vi è neppure la necessità per chi si presenterà alle elezioni di scrivere il programma perché lo trova già scritto nella scheda in questione. Per quanto mi riguarda però nella contingenza di questo spoglio economico a danno di una intera comunità non ritengo essere il momento di perdere prezioso tempo ed energie per accampare delle ragioni che in questo momento non sono utili a nessuno lo faremo poi a bocce ferme. Sono fermamente convinta e ci credo con tutta me stessa che in questa situazione non sufficiente dimostrare di far tutto ciò che è possibile per scongiurare questa chiusura, e l’averci provato con tutte le nostre forze non deve e non può essere una giustificazione sufficiente per metterci l’anima in pace, se qui si perde questo paese già agonizzante, a causa di mancanza di posti di lavoro ed una riduzione demografica significativa, morirà prima del previsto. Siamo chiamati tutti a trovare modi a mettere in campo azioni per uscire da questo pantano e non ci saranno livelli istituzionali superiori al nostro che potranno farci da scudo per le nostre responsabilità o che ci salveranno se questa comunità non decide che vuole, fortemente vuole proiettarsi nel futuro altrimenti noi stiamo qui facciamo cose, diciamo cose, incontriamo gente, passa il tempo ma alla fine diventiamo autoreferenziali e i bei progetti che tanto piacciono rimangono lettera morta o mini spot con la gittata di quindici giorni. Abbiamo però davanti a noi il campo inesplorato del futuro. Un campo che si semina oggi e che deve essere seminato diversamente perché questa vicenda mette a nudo la fragilità del nostro tessuto economico sociale che se fosse un tessuto economico florido e dinamico non ci vedrebbe qui a prodigarci in tanti per scongiurare un colpo ferale come questo e non deve essere di consolazione a nessuno il fatto che non siamo l’unico territorio in questa condizione perché se vogliamo, come qui è stato detto, essere un laboratorio per altri luoghi che sa coniugare impresa, qualità, sostenibilità, territorio, comunità, lavoro femminile dobbiamo assumerci la responsabilità di essere un laboratorio progettuale di sostenibilità economica sociale giocandoci tutte le nostre carte ed investendo nel nostro futuro, facendo un salto di qualità in una prospettiva dove tutto lo sviluppo del paese gira intorno al lavoro che ad oggi è invece la cenerentola delle politiche di questo comune perché si sa è forse la sfida più difficile. Il tempo della protesta deve essere coniugato con il tempo della progettazione dove prendendo in esame più ipotesi si delineano le azioni da mettere in campo a seconda di come evolve la vicenda, si studiano prima le possibilità e come metterle in piedi. Dare una risposta alla domanda e se questa vertenza finisse male o nel caso volessimo scongiurare il ripresentarsi di una situazione del genere, che potrebbe riproporsi in un prossimo futuro cosa facciamo, quali paracadute abbiamo come tuteliamo il nostro territorio come ci garantiamo una sopravvivenza. A tal proposito iper noi sarebbe semplicissimo trincerarci dietro ad un ve lo avevamo detto o ancor meglio lo avevamo scritto e invece siamo di nuovo qui a portare delle idee, a mettere a servizio del nostro paese le nostre conoscenze e competenze, anche se capisco che certa politica ne farebbe volentieri a meno. Nel fare questo non siamo certo degli innovatori quello di cui ha bisogno questo paese è nei discorsi, documenti, relazioni anche di trent’anni fa, l’unica differenza è che noi trent’anni fa grazie alla fabbrica dei Marroni non avevamo la crisi lavorativa che invece attanagliava il Mugello. Ci permettiamo di dare indicazioni, come in verità spesso facciamo, perché ci sembra che manchi un livello istituzionale che si incarica di gestire il futuro, che mette in campo la gestione di questa vicenda che non riguarda lo ripetiamo solo l’ortofrutticola del Mugello ma il futuro di tante famiglie marradesi, che diventeranno brisighellesi, faentine, forlivesi, fiorentine. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti ma non possiamo sempre pensare che i problemi ce li risolva il politico di turno in voga se non abbiamo una nostra strategia di tenuta e di crescita. Chiediamo quindi per quanto riguarda l’ambito della protesta: di chiedere alla Regione Toscana, alla Città Metropolitana di Firenze e all’Unione dei Comuni di discutere della crisi dell’ortofrutticola del Mugello perchè questa vicenda è la cartina di tornasole di una fragilità territoriale che il  sistema regione deve essere mettere tra le priorità di tutti gli ambiti istituzionali. L’impegno da parte della Regione Toscana in caso di difficoltà del tavolo regionale nel chiedere l’apertura del tavolo nazionale di composizione della crisi dell’ortofrutticola del Mugello di Marradi con i Ministri competenti sopra richiamati; verificare se vi è una disponibilità a cedere l’ortofrutticola del Mugello ed in seguito verificare la disponibilità di imprenditori a rilevarla. Nel caso non vi fosse questa possibilità verificare la disponibilità di altri imprenditori a fondare un nuovo soggetto produttivo che si occupi di valorizzare ed utilizzare il MARRONE di MARRADI, ribadisco MARRONE di MARRADI, e non solo.

E’ per noi necessario riaprire un dibattito a tutti i livelli istituzionali, in una seria visione di marketing territoriale, sulla valorizzazione del Marrone di Marradi, stante l’IGP del Marrone del Mugello, abbandonando le logiche di quella che io chiamo le necessità di appartenenza della filiera politica. Perchè anche il marketing territoriale oggi risulta essere un elemento essenziale di sviluppo economico. Queste richieste nascono dalla consapevolezza che i soldi ci sono, capisco che è una affermazione brutale se decontestualizzata, ma è così, ci sono fondi e tanti per creare nuove imprese, magari cooperative, magari di donne, oggi tutti evocano questa cosa ma solo l’amministrazione comunale può farsi parte diligente nel trovare le competenze per rintracciare le risorse, per fare un progetto, per trovare gli investitori, le maestranze ed altri soggetti necessari. Il passato ci ha insegnato che per fare la fabbrica dei marroni ci è voluta la lungimiranza di amministratore illuminati, la fiducia del livello comunale marradese e della comunità montana dell’epoca oltre alle capacità di chi conosceva il settore. I marradesi all’epoca erano, per voler essere delicati scettici, ebbene abbiamo bisogno  di abbandonare lo scetticismo tipico di una comunità chiusa e di andare fuori a prenderci chi ci può aiutare consapevoli che neppure questa è unanovità, tant’è che è sufficiente guardare ormai all’organico presente nelle fila dell’amministrazione comunale. Lo dico ancora una voltacondividendo questo pensiero con i colleghi del gruppo e tante persone con le quali ho parlato in questi giorni questo è il colpo mortale, in una situazione già difficile ma un amministratore ha il dovere morale verso la propria comunità di non rassegnarsi e mettere in campo tutto quanto è possibile, anche quello che non è mai stato provato, nel più breve tempo possibile, per non vedere questo paese diventare un paese dormitorio o peggio ancora un paese fantasma, E’ il tempo di agire, di costruire, per rovesciare un destino che oggi sembra segnato ma che forse e dico solo forse può essere modificato con una reazione immediata che guarda al medio lungo periodo. I tempi brevi ce li deve garantire anche la Regione perché non è più ammissibile che i tempi regionali di risposta ai nostri problemi e alle nostre esigenze siano quantificabili in più di 4 anni.