La luna nel borgo di Brisighella

Ho lasciato teorie di case gettate alla rinfusa
schivando gli ultimi bimbi nei giochi di palla.
Ho lasciato uliveti e vigneti
per arrampicarmi sulla collina che mi porta in alto.
Subito ho sentito la voglia di lasciare le scarpe
di abbandonarle ai piedi dei primi ciottoli.
Allora sento, ed allora ascolto
ho l’impressione che qualcosa si vuole attaccare alla mia anima.

Subito ho sentito la voglia di lasciare le scarpe
di abbandonarle ai piedi dei primi ciottoli.

Ascolto l’improvviso silenzio.
Sono, sono entrato in un piccolo spazio di storia.
Qualcosa di palpabile mi aspetta tra gli scalini che portano al cielo.
Le mani a conchetta catturo profumi e colori.
Sento una voce, tante voci che mi entrano dentro.
Poi un contadino che a forza vuole presentarmi la sua cantina.
Così ebbro di vino e di magia inizio le rampe che baffano il cielo.
I piedi inumiditi dalle ciottole
poi
poi ecco, ecco apparire la prima donna: il borgo!
Allora è pelle d’oca.
Il silenzio
il silenzio della storia che mi aspettava:
il borgo, il borgo!
In alto la luna
in alto la vecchia luna
che ancora una volta diventa la mia amante.
Gli occhi piccoli e teneri d’ebbrezza per i goti appena trascorsi
e sono ad uno spettacolo dell’universo:
la ciottolana, la ciottolana, la ciottolana!

in alto la vecchia luna che diventa amante dei ciottoli

La tavolozza di colori che tagliano il cielo
scendono per pitturare i ciottoli
vi palpano sopra
come fossero suoi.
Il borgo allora diviene palcoscenico
la luna che entra a dare luce.
Luce, luce, luce
tra fantasmi vestiti di tanti colori.
Dove sono, dove sono, dove sono!
“se non ti agiti, se stai buono, se non ti fai prendere dall’emozione
ti portiamo con noi lassù da dove parte la luce
se guarderai sempre il cielo finirai per avere le ali”
– È una voce del borgo uscita come magia da una porticina.
Un attimo perché la voce scompare dal fondo della via degli asini.

In alto la vecchia luna sembra strizzarmi l’occhio.
“dai Giba, provaci, io la luce te la mando”
In questo frastuono di silenzi
in questo frastuono di colori
in questo frastuono di immagini
in questo frastuono di profumi
mi tocca a malincuore lasciare il borgo.
Allora ritrovo le scarpe
lascio dietro la luna
lascio dietro la rocca
cavalieri di una storia che si ripete.
Lascio lo zoccolio dei cavalli.
lascio dietro la luna, lascio dietro la rocca

Giù a passi svelti verso la città che apre le sue porte
tra frenate e bestemmie
tra il ritmo delle televisioni che mi danzano attorno.
Ho fatto tardi
le scale di getto.
Ho fatto tardi
la porta si apre
un affrettato richiamo alle labbra
“Giba ma cosa hai dietro la schiena, sembra l’immagine della luna “

Giancarlo Guani (giba)