Padre Albino Varotti è tornato alla casa del Padre

 

P.Albino a Castelnaudary  ottobre 1992
P.Albino a Castelnaudary
ottobre 1992

venerdì 19 gennaio

Padre Albino Varotti, francescano, uno dei più grandi compositori contemporanei di musica sacra, accademico, già maestro di cappella della basilica di Assisi. Ci ha lasciato. La musica, la cultura e l’Italia  perde uno dei pochi al mondo capace di tradurre antichi spartiti di musica gregoriana, uno dei più grandi conoscitori delle laudi di Serafino Razzi, un grande critico ed esperto di musica classica, uno straordinario insegnante del Conservatorio Cherubini di Firenze un amico di Marradi. Per i suoi ex allievi, oggi affermati musicisti, resterà una indimenticabile guida. A me e alla mia famiglia mancherà l’amico cui rivolgersi per un consiglio ed un aiuto culturale e spirituale, mancheranno le indimenticabile conversazioni durante i tanti  pranzi di Natale,  il suo sguardo intelligente la sua immensa conoscenza mai ostentata ma sempre presentata con garbo pacato. Anche in questi ultimi anni a Castelbolognese e a Marradi ultimamente nella Chiesa e nel Convento delle Domenicane ho avuto il privilegio di passare qualche ora in compagnia di quel grande piccolo frate dagli occhi azzurri.

Ridofi-AVarotti-F.Galeotti-ved.Campana
Ridofi-AVarotti-F.Galeotti-ved.Campana

albino-disPadre Albino lascia in moltissimi di noi dei ricordi indelebili: ricordo come da Sindaco mi fece il grande onore  di realizzare nel giugno del 1992 uno studio ed un concerto sulle laudi medicee di Serafino Razzi all’antica Badia del Borgo e come nell’ottobre dello stesso anno in terra di Francia nella Collegiale di St. Michel di Castelnaudary preparò e diresse insieme al suo illustre allievo Pape Gurioli  “La chorale di Marradi  dell’Accademia degli Animosi” riscuotendo un unanime apprezzamento per l’opera “Facciam festa orsù facciamo” di fra Serafino Razzi O.P. Ricordando Padre Albino Pape Gurioli ha scritto: “Se ne è andata una parte importante della mia vita.
Un Artista Musicologo, strumentista, compositore, concertatore, direttore d’orchestra, etnomusicologo e ricercatore musicale con una profondissima conoscenza della musica e della sua storia, di ogni epoca e sfumatura”.

 

Padre Albino Varotti O.F.M.Conv. (Volano di Codigoro, 13 maggio 1925 – Faenza18 gennaio 2018) è stato un francescanomusicista e compositore italiano

Nel 1938 entra nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali presso il collegio serafico di Longiano (Forlì), dove inizia l’attività musicale. Dopo una permanenza nella Basilica di Sant’Antonio di Padova, nel 1943 è nella Basilica di San Francesco a Faenza, dove studia diplomandosi presso il Liceo Classico “Evangelista Torricelli” e diviene organista del Tempio Monumentale di San Francesco a Faenza.

Bologna intraprende gli studi musicali di composizione e direzione d’orchestra con Lino Liviabella, compositore e pianista, che prosegue con O. Faccenda e R. Lupi; si diploma in musica corale a Bologna ed in strumentazione per banda a Pesaro. Inoltre, è stato allievo di B. Somma e G. Farina per la composizione polifonica.

Ha insegnato sia in vari Istituti statali e dell’Ordine francescano, sia presso il Conservatorio statale “Luigi Cherubini” di Firenze ricoprendo la cattedra di armonia e contrappunto.

Compiuti gli studi teologici, presso il Seminario Vescovile faentino, nel 1949 viene consacrato sacerdote da mons. Giuseppe Battaglia, vescovo di Faenza (1944 – 1976).

Nel 1950 è istruttore del coro e dal 1955 è segretario della Commissione Generalizia di Musica Francescana, designato dal padre Domenico Stella, direttore della Cappella Musicale Patriarcale di San Francesco in Assisi, come suo successore, ed averne ricoperto l’incarico, ha in seguito curato la direzione della Cappella Musicale di San Rufino in Assisi, 1966 – 1967 è stato maestro di cappella della Basilica di San Francesco in Assisi. Ha riordinato gli archivi musicali francescani di Assisi e di Bologna.

Ha lavorato Faenza presso il Convento annesso alla Basilica di San Francesco, dove è stato Direttore della Cappella Musicale.

Nell’arco della sua vita ha prestato servizio con assistente ecclesiastico presso diversi gruppi Scout d’Italia.

Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Castel Bolognese presso la casa protetta “Camerini”.pape

 

Il diciottesimo anniversario della morte di Bettino Craxi

Rodolfo Ridolfi sulla tomba di Bettino Craxi
Rodolfo Ridolfi sulla tomba di Bettino Craxi

venerdì 19 gennaio

Rodolfo Ridolfi

Ricorre oggi il diciottesimo anniversario della morte di Bettino Craxi uno degli statisti italiani più illuminati e lungimiranti del nostro secolo uno degli interpreti più autentici e coerenti dell’impegno per l’affermazione della modernizzazione del nostro paese, l’interprete più originale ed autorevole, negli ultimi trentanove anni di vita politica italiana. Il ricordo di Craxi accade, quest’anno, nell’imminenza delle elezioni dopo tre Governi non voluti dagli italiani che hanno lo scorso anno con il Referendum dato lo sfratto al PD e a quel Matteo Renzi, oggi in caduta libera che da sindaco di Firenze negò l’intitolazione di una via a Craxi. Allo statista illuminato neppure Milano e Roma  hanno ancora dedicato una via. A Firenze nell’ottobre del 2015  in occasione della presentazione del film “Notte di Sigonella” Matteo Renzi, il premier, seppur invitato con tutti i suoi ministri e parlamentari, non mandò neppure un telegramma, neppure un usciere. Il Pd, ex Pci-Pds-Ds provava e prova evidentemente imbarazzo quando si tratta di Bettino Craxi, il premier che in un colpo solo salvò con rapide e sofferte decisioni, prese in grande solitudine, 500 vite umane (tanti erano i passeggeri sequestrati della nave da crociera Achille Lauro ad opera di terroristi palestinesi); salvò l’onore e la sovranità nazionale; assicurò alla giustizia italiana i terroristi. Noi concordiamo con le parole di Berlusconi: “Bettino altro che via, si meriterebbe molto ma molto di più. Lui ha rappresentato l’Italia a schiena dritta”. Ma  in Italia continua a non esserci né a Milano né a Roma neppure una via dedicata al premier socialista. Matteo Renzi da sindaco Invece la sinistra e non solo lo derisero, lo insultaro e si resero protagonisti, attraverso i metodi che oggi cominciano ad emergere in tutta la loro odiosa evidenza, del suo esilio dopo averlo ingiustamente indicato come l’unico “capro espiatorio” della corruzione politica in Italia. Oggi il PD ed anche grillini  sulla corruzione potrebbero fare scuola. Con la morte di Bettino Craxi ad Hammamet in Tunisia si spengeva il sogno del socialismo tricolore lasciando un vuoto incolmabile fra i riformisti italiani e chiudendo una importante pagina nella storia del riformismo autonomista, dopo Filippo Turati e Giuseppe Saragat. Tutti gli anni ripetiamo, inascoltati che lo Stato, le Regioni, ed i Comuni  dovrebbero rendere adeguato omaggio, ad un grande italiano quale Bettino Craxi è stato, contribuendo a ripristinare la verità storica sulla sua vicenda politica ed umana. Dovrebbe essere naturale e doveroso anche per i catto-comunisti che, dopo la caduta del muro di Berlino, dicevano di essersi ravveduti e si richiamavano più volte ai principi del socialismo democratico europeo, del quale Craxi era indubbiamente uno dei più coerenti e moderni interpreti. Ma l’avversario per i cattocomunisti deve essere presentato sempre come un essere malvagio, corrotto ed

C.Scarpelli-S.Mugnai-S.Gurioli -S.Craxi-F.Boni-D.Galeotti
C.Scarpelli-S.Mugnai-S.Gurioli -S.Craxi-F.Boni-D.Galeotti

ingiusto. Fu così per De Gasperi, Scelba, Saragat e Fanfani. E’ stato  così, per Silvio Berlusconi.

La speranza di questo giorno è che prima o poi l’Italia ufficiale dovrà e vorrà ricordare il grande statista nei modi e nelle forme più appropriate. Mentre i sedicenti socialisti al soldo di Renzi e del PD hanno completamente dimenticato Craxi,  Forza Italia, anche nel Mugello non ha mancato di ricordare Bettino Craxi con l’iniziativa del dicembre scorso a Borgo San Lorenzo con Stefania Craxi.