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Opera In-Stabile presenta “Schubert in Florence”.

Il maestro Pinzauti
martedì 4 ottobre
L’Associazione Culturale Opera In-Stabile presieduta dal rag. Emilio Betti, che ha come presidente onorario il comm. Rodolfo Ridolfi presenta il Corso Monografico di Alta Specializzazione per Direttori d’Orchestra. Docente del corso sarà il M° Alessandro Pinzauti, Cattedra di Direzione d’Orchestra al Conservatorio Luigi Cherubini Firenze e direttore stabile della Camerata Strumentale di Prato. Il corso, unico nel suo genere in Italia, è interamente dedicato all’opera del “Giovane Schubert”. I corsisti si cimenteranno nello studio di cinque Sinfonie: I-II-III-IV e VI sempre con orchestra. Questo primo appuntamento monografico della durata di sette giorni, cinque di corso più due, prevede 24 ore di lavoro sul podio e due giorni di concerto.

Nessuno ha in tasca la ricetta sicura per risolvere il dramma dei nomadi clandestini, ma quella scelta dalla Regione Toscana unisce il danno alla beffa.

venerdì 23 settembre.
Dalla nostra regione arriva un esempio di gestione assai poco oculata di denaro pubblico e di politica fallimentare sull’immigrazione. Il presidente Enrico Rossi ha più volte espresso parole molto dure nei confronti dei tagli imposti dal Governo nazionale, arrivando addirittura ad ipotizzare riduzioni di mezzi di trasporto, asili e servizi sanitari regionali per colpa della manovra correttiva. Eppure, per finanziare un progetto di sgombero di un campo Rom con relativo rimpatrio, la Regione non ha esitato a mettere sul piatto la somma di 400.000 euro. Metà da destinare al Comune di Firenze e l’altra metà alla Società della Salute Fiorentina. Il progetto prevedeva lo sgombero del campo Rom di Quaracchi, nel Comune di Sesto Fiorentino, alle porte del capoluogo toscano, agevolato da un bonus di 1.500 euro per ogni singolo nomade da rimpatriare, il quale oltre alla somma di denaro poteva disporre di un pullman messo a disposizione dall’amministrazione comunale di Firenze per fare ritorno nel Paese di origine. Gli spostamenti, o per meglio dire i presunti spostamenti, sono avvenuti tra maggio e giugno. Lo sgombero definitivo del campo è stato annunciato a fine giugno, con discreta eco sui giornali locali.Il problema è che oggi quasi tutti i Rom sono tornati. Hanno intascato i soldi, sono passati in Romania solo per fare atto di presenza, e ora sono di nuovo in Italia. Anzi, in Toscana. Anzi, a Firenze e a Sesto Fiorentino, e dormono tranquillamente nei giardini pubblici. Si sono spostati solo di qualche metro, isolato, chilometro, ma sono rimasti nella loro “patria adottiva” cui evidentemente si sono affezionati. Con 1500 euro in più in tasca. E 400.000 euro in meno nelle casse della Regione. Una spesa, anzi uno spreco che si poteva evitare perché l’epilogo era già scritto

Ricordo di Giuseppe Saragat. La tradizione socialdemocratica a Marradi.

lunedì19 settembre
Oggi 19 settembre ricorre l’anniversario della nascita di Giuseppe Saragat (1898-1988)
Nel 1947, quando si consumò la scissione socialdemocratica di Palazzo Barberini a Marradi alcuni giovani socialisti e dirigenti storici come Attilio e Domenico Vanni Arturo Scalini Luigi David Mercatali si schierarono con Giuseppe Saragat ed alle elezioni il 18 aprile del 1948 i socialdemocratici marradesi conseguirono un risultato superlativo il 12% al Senato 433 voti ed il 9% alla Camera 387 voti. La DC raggiunse il 47% ed i social comunisti precipitarono al 36%. La grande tradizione riformista passò anche a Marradi da Turati a Saragat e così nel ‘51 i socialdemocratici pensarono bene di presentarsi alle elezioni con la DC ed il PRI per contrastare il Fronte Popolare PCI-PSI. Domenico Vanni si candidò ovviamente per il PSDI di Saragat ed in lista con lui c’erano Natalino Vanni, figlio di Attilio, Giovanni Pieri e Francesco Mercatali. I social comunisti nonostante la forte emorragia di voti riuscirono a conservare la maggioranza per soli novantacinque voti ma alle elezioni del ‘56 dovettero cedere il governo del Comune alla Dc di Antonio Cassigoli.
Con la rottura fra socialisti e comunisti, anche a Marradi, iniziò una nuova stagione che porterà nel ‘68 all’unificazione fra il PSI ed il PSDI di Saragat che nel frattempo era stato eletto, il 28 dicembre del 1964, Presidente della Repubblica. Sul piano nazionale socialdemocratici conseguirono, un risultato che li fece diventare il terzo partito con il 7%, dopo la Dc 48,5% ed i social comunisti 30,9%. La sconfitta del Fronte Popolare social-comunista fu determinata da almeno due fattori importanti. Il primo riguardò lo spessore morale e politico di uomini quali De Gasperi, Saragat ed Einaudi, il secondo, la mossa di Saragat di spaccare i socialisti, ormai succubi del Partito Comunista, e dare vita ad un socialismo democratico e liberale, una scelta vincente per lui e per l’Italia. A Marradi erano diciassette gli iscritti al partito di Saragat raccolti nel Circolo Arcobaleno che aveva la sede a Villa Ersilia concessa dal commendator Iacopo Zambelli presidente dell’Ospedale. L’iniziativa era guardata con benevola simpatia dal farmacista Vito Ciottoli, padre dell’indimenticabile dottor Silvano. Il segretario della sezione era Renato Ridolfi, e con lui fra gli altri figure storiche del socialismo locale e giovani: Attilio Vanni, Arturo Scalini, Luigi David Mercatali, fratello di Palmerino Mercatali e padre del giovane ufficiale degli alpini Gilberto morto in Russia, Sergio Miniati, Erasmo Michelagnoli, Gina Vanni, Graziano Farolfi, Umberto Mercatali, detto Berto di Banda, Francesco Mercatali, detto Chicco, Giovanni Pieri e Lazzaro Cappelli, detto Chicò ed Baldac ,di Sant Adriano, zio dell’indimenticabile Domenico Cappelli esponente democristiano ed insuperabile ramaio. Condussero una straordinaria campagna elettorale che vide la presenza a Marradi dell’avvocato pistoiese Calogero Di Gloria e della trentenne Bianca Bianchi, di Vicchio,“L’Angelo Biondo”, mitica pasionaria saragattiana, attiva nella resistenza, giornalista dai capelli biondi lunghi, insegnante, iscritta al Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, che deputata alla Costituente venne riconfermata alla Camera dei Deputati nel 1948. Io la ricordo a Firenze, molto dopo, vicesindaco di Luciano Bausi.
Saragat che fu Presidente dell’Assemblea Costituente, e si dimise quando fondò il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (poi PSDI), fu più volte ministro e fu Presidente della Repubblica dal 1964 al 1971. E’ stato soprattutto un intellettuale e un uomo politico che ha illuminato i periodi più difficili della storia italiana con la sua grande tolleranza e con i suoi ideali liberali e socialisti democratici.
La grande attualità del suo pensiero, assunto formalmente anche da coloro che lo avversarono, lo insultarono e lo disprezzarono, ci porta ad affermare che la posizione antisovietica di Saragat fu assai lungimirante e vincente, così come confermato, nell’ultimo decennio del Novecento, dagli stessi avvenimenti storici. Le idee di Saragat moderate e filoatlantiche in contrasto con tutti gli altri partiti socialisti, socialdemocratici e laburisti d’Europa hanno aperto la strada in Italia all’autonomismo ed al riformismo craxiano. Contro Saragat e poi contro Craxi, si scateneranno le ire e le accuse di tradimento della classe operaia dei comunisti, che oggi in maniera ipocrita e strumentale sono anche disponibili, incoraggiati ad usurparne l’eredità. Questa ricorrenza, fatte salve alcune lodevoli iniziative, continua ad essere accolta, evidentemente per il grande imbarazzo dei comunisti e dei post-comunisti, nel silenzio e nella indifferenza.
I progenitori del PD hanno demonizzato e insultato a lungo Saragat: socialdemocristiano e poi socialfascista e socialtraditore, ed i vecchi ricordano quando i comunisti si presentavano ai suoi comizi con la giacca rivoltata perché sull’unica questione davvero essenziale: America o Russia, libertà o comunismo Saragat era dalla parte dell’America e della libertà. Ritengo che le istituzioni saranno migliori quando promuoveranno programmi ed iniziative che partendo dalla commemorazione del grande statista renderanno omaggio alla sua coerenza ed alla sua lungimiranza politica, indicandola e trasmettendola soprattutto alle giovani generazioni, come esempio da cui possano trarre insegnamento. L’alto messaggio umano e politico che Giuseppe Saragat insieme a De Gasperi ed Einaudi ci hanno lasciato, trova il significato culturale e storico più emblematico nel 18 aprile 1948 giorno in cui l’Italia libera e forte, atlantica, occidentale, cristiana ed anticomunista sbarrò la strada al fronte popolare socialcomunista e staliniano.
Oggi la sinistra conservatrice preferisce giustificare e celebrare i tanti cattivi maestri che troppo spesso vengono immotivatamente ricordati, celebrati e promossi invece di essere opportunamente accantonati e rimossi. In Giuseppe Saragat il tema della libertà fu fondamentale. Per questo scelse di lottare per alleare l’Italia alla NATO, all’Occidente libero e all’Europa democratica. La verità è che i comunisti di tutti i tempi sconfitti dalla storia non possono parlare troppo di Saragat perché ha smascherato Togliatti, Longo e Berlinguer e continua a pesare con il suo pensiero e con le sue scelte come un macigno per tutti coloro che solidarizzarono con i carri armati sovietici a Budapest e poi a Praga.

Rodolfo Ridolfi

126° della nascita di Dino Campana.

Un momento della serata del 20 agosto
martedì 23 agosto
La ristampa del Quaderno . Novità editoriale del Centro Studi Campaniani
La manifestazione in omaggio a Campana che il Centro Studi Campaniani organizza a Marradi il 20 agosto, genetliaco del poeta, ha avuto quest’anno come tema quel complesso di componimenti poetici inediti che fanno parte di una raccolta denominata Quaderno.
L’occasione è stata data dalla proposta del prof. Silvano Salvadori di realizzare una pubblicazione autonoma del Quaderno con un’analisi interpretativa completa dei 43 componimenti che lo compongono.
L’iniziativa, decisamente nuova, è stata accolta favorevolmente dal Centro Studi che con la pubblicazione di questi scritti non solo ha inteso continuare la sua apprezzata attività editoriale, ma ha voluto dare agli studiosi, ai ricercatori, agli appassionati un ulteriore strumento di conoscenza della personalità e della poesia di Campana.
Nella sua introduzione alla ristampa degli inediti campaniani, la presidente del Centro Studi Mirna Gentilini ha sottolineato che, se la vicenda del manoscritto dei Canti Orfici fu avventurosa, non meno lo è stata quella del Quaderno.
Trovato infatti dal fratello Manlio in un baule della soffitta nella casa di Marradi e consegnato ad Enrico Falqui, che ne curò la pubblicazione nel 1942 con la riproduzione fotografica di alcune poesie, è incredibilmente sparito ed è a tutt’ oggi introvabile.
Secondo quanto scrive Falqui le poesie, di cui il Quaderno è pieno, dalla prima all’ultima pagina, tutte autografe, con correzioni e varianti eseguite in tempi diversi, “come lasciano supporre gli inchiostri di differenti colori”, furono ricopiate da Campana per propria memoria.
Sicuramente il Quaderno fu una fonte a cui il poeta attinse nel momento di scegliere e redigere in modo più consono alle sue esigenze alcune liriche che inserì nei Canti Orfici, mentre tutte le altre furono da lui trascurate .
Alcuni componimenti hanno avuto nel tempo una loro personale fortuna come Poesia facile o Tre giovani fiorentine camminano, ma la gran parte degli altri testi sono rimasti sconosciuti al largo pubblico o quanto meno dimenticati.
Eppure il Quaderno ci dà un quadro esauriente di Dino poeta, ci permette di fare il punto di ciò che Campana è stato prima dell’elaborazione dei Canti.
Da qui è partito il prof Salvadori, nella sua presentazione di un lavoro che lo ha impegnato per lungo tempo, permettendogli di cogliere aspetti nuovi e impensati della poetica campaniana .
Architetto, storico dell’Arte e dirigente scolastico collabora con il Centro Studi di cui è socio e da vari anni si dedica al poeta.
In occasione della manifestazione tenuta a Marradi per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ha analizzato e spiegato in modo nuovo e ricco di argomentazioni il Canto proletario italo francese , unico testo poetico dedicato all’Italia da Campana.
Questa iniziativa si è inserita nelle numerose e varie attività che sono state promosse dal Centro Studi durante l’anno e che la presidente ha elencato con soddisfazione affermando che l’interesse per Campana e la sua poesia rimane intenso e costante come dimostrano i molti articoli nella stampa quotidiana, le recenti pubblicazioni e le numerose visite alla sede dell’Associazione da parte di semplici turisti, di laureandi e di ricercatori, come lo studioso russo che ha soggiornato a Marradi per circa un mese e che si accinge a tradurre l’opera di Campana a Mosca.
Il programma della serata, che si è protratta sino a tarda ora, si è concluso con la lettura e il relativo commento di brani tratti da Quaderno, accompagnati da proiezioni e da musiche di scena eseguite da Elena Cortese al pianoforte, Stefano Bianchi al violino e Eugenio Pannocchi alla chitarra.
I testi scelti e interpretati magistralmente da Salvadori sono stati da lui spiegati puntualmente, rapportandoli alla cultura e al vissuto del poeta da cui spesso prendono vita.
Ciò che più ha colpito è stato il confronto con le opere pittoriche o scultoree di grandi artisti che Campana apprezzò e che stimolarono la sua fantasia.
Salvatori ha attualizzato ed amplificato ciò che i testi gli hanno suggerito, secondo quell’idea di Whitman, autore amato da Campana, per cui siamo noi lettori a dover completare e a volte spiegare ciò che il poeta intuisce e volutamente lascia ambiguo affinché ci esercitiamo non solo nell’ascolto ma nella riscoperta della parola. Quella parola che Campana, da perfetto musicista, seppe far suonare come uno strumento musicale e gli permise giustamente di scrivere : “ I miei versi sono meravigliosi: a qualcuno /Potrà sembrare tutta robetta da fiera/E’ una grande illusione, sono fatti/ Di tutto quello che vi piacerà.”

Mirna Gentilini