Marradi Free News. spegne due candeline il 6 giugno e raggiunge il traguardo di 9587 accessi unici e 87543 contatti nei primi 5 mesi del 2012

mercoledì 6 giugno
Ha compiuto due anni Marradi Free News, domenica 6 giugno 2010, debuttava, infatti, sulla rete il primo quotidiano online nel territorio della Romagna Toscana. “Marradi Free News”, iscritto nel registro del tribunale di Firenze il 3 giugno 2010, nato con lo scopo di offrire una puntuale lettura e rappresentazione della realtà di Marradi e della Romagna Toscana. In questi due anni non ci siamo limitati a mettere a disposizione di tutti i lettori le notizie, ma anche di offrire un modo nuovo per comprenderle meglio. “Marradi è un luogo ricco di energie e potenzialità culturali, artistiche, ambientali, turistiche ed umane, spesso inespresse, quindi spesso sprecate” scrivevamo nel primo editoriale. Ed ancora, “Marradi Free news è il primo quotidiano online nel territorio della Romagna Toscana. Un fatto storico che non poteva che accadere nella terra di Dino Campana, di Celestino Bianchi, fra i fondatori e direttori de “La Nazione” e di Anacleto Francini, giornalista a Torino alla Gazzetta del Popolo e poi alla RAI”.A due anni di distanza il bilancio che tracciamo è per noi soddisfacente e speriamo lo sia stato anche per tutti gli amici ed i lettori. Il collegamento con Facebook ci ha consentito di incrementare la divulgazione delle notizie soprattutto le più importanti ai nostri 2035 amici. Gli accordi di collaborazione realizzati fra Marradi Free News e OK Mugello, hanno suggellato un ideale gemellaggio fra le due redazione toscane che si sono incontrate nello scorso marzo in occasione della presentazione al Sindaco di Marradi del progetto di Ok Mugello per l’area dell’unione dei comuni del Mugello ed i risultati di due anni di lavoro e dei macro dati raggiunti da Marradi Free News in poco più di un anno di attività. Marradi ha registrato nel 2011 ben 3907 visite uniche e ben 61077 contatti con punte record nei mesi di febbraio settembre e dicembre. I dati del primi 5 mesi del 2012 indicano un ulteriore straordinario trend di crescita degli accessi unici 9587 e dei contatti. 87543 con la punta massima di 1985 visite uniche nel mese di maggio ed un totale di 18048 contatti e quella minima di 1812 visite uniche e 15942 contatti nel mese di febbraio.(Dati statistici CEST)
In questo breve spazio di tempo abbiamo cercato di contribuire fattivamente alla difesa del patrimonio culturale e storico ed alla promozione turistica di Marradi non solo con il mezzo virtuale ma anche con iniziative e pubblicazioni. In questo ambito ricordiamo la realizzazione di tre libri, la partecipazione all’organizzazione di eventi quale la visita dei marradesi alla Camera dei Deputati e la sponsorizzazione che ci sarà anche quest’anno della Festa delle Streghe. Per il 2012/2013 siamo impegnati nella realizzazione di un progetto concreto che darà una risposta alla fame di innovazione tecnologica, soprattutto dei giovani, senza risorse pubbliche e riducendo i costi dei cittadini.

il direttore responsabile Rodolfo Ridolfi

Torna a Marradi l’Associazione del 2nd North Staffordshire, il battaglione britannico che nel settembre del ’44 liberò Marradi.

Delegazione della Staffordshire Regiment Association
martedì 5 giugno
Lunedì 4 giugno una delegazione della Staffordshire Regiment Association, ospite del Comune di Bagnacavallo gemellato con la città di Stone (GB), è stata ricevuta nel Palazzo Comunale dal Sindaco, Paolo Bassetti, dal Vice Sindaco, Francesco De Gaetano dall’Assessore alla cultura Silva Gurioli e dall’Assessore all’ istruzione pubblica e ai gemellaggi, Flavio Billi. La delegazione era composta da Mr. Paul Brownsword, membro permanente e capo della delegazione, Mr. Marc Taylor, tesoriere, e dai membri onorari Mr. Peter Taylor, e Mr John Street. Il legame tra Marradi e lo Staffordshire Regiment Association è dovuto agli eventi bellici della guerra mondiale quando le forze alleate si diressero da Firenze verso l’Appennino per giungere nel cuore della Linea Gotica e sferrare una definitiva offensiva alle forze tedesche che cercavano di ritirarsi gradualmente verso nord. Il 24 settembre il 2° Battaglione dello Staffordshire giunse a Crespino diretto verso Marradi per poi proseguire nella direzione di Gamberaldi, ma trovatosi di fronte ad una forte recrudescenza del conflitto con i tedeschi, deviò la propria marcia in direzione di Faenza.
Come si legge nel libro “Domenico Vanni sovversivo per la libertà” donato agli ospiti inglesi: “… Il 24 settembre il 2nd North Staffordshire occupò Marradi e si spinse sia a nord che ad est ma la compagnia B, che si muoveva verso Monte Gianni, trovò la posizione occupata in forze ed imprendibile con un assalto diretto. I problemi maggiori erano sul fianco destro della strada per la difficoltà del terreno nonostante gli uomini della 8a divisione indiana avessero fatto progressi sia pure lentamente, non riuscivano a cacciare i tedeschi dal monte di Castelnuovo senza il cui possesso Marradi non sarebbe stata per niente sicura. Durissima ed impegnativa fu la battaglia per conquistare Gamberaldi. Gli alleati optarono allora per proseguire l’avanzata a nord est verso la via principale per Faenza. C’erano tuttavia da risolvere alcuni problemi: aprire le strade, i genieri tedeschi avevano sabotato e distrutto il ponte ferroviario a Crespino fatto cadere sulla strada; la strada a Camurano era stata fatta saltare; il grande ponte di Biforco era stato distrutto come quello di Marradi. C’era poi il problema di allestire un centro chirurgico a ridosso del fronte, questo problema fu risolto costituendo un centro chirurgico avanzato che aveva come nucleo l’infermeria da campo della 2nd Field Ambulance a Fantino collocata nella Villa di Scalini Scala, unico edificio adatto, che garantì abbondanti letti per tutti i reparti. Per questa complessità, aggravata dalle condizioni metereologiche che impedirono agli alleati di ricorrere alla supremazia aerea, furono necessari ancora alcuni mesi per la liberazione dell’intero territorio comunale e per la fine delle ostilità in quanto la linea di avanzamento delle truppe alleate subì una forte battuta d’arresto così che, Abeto, Gamberaldi, Lutirano e Sant’Adriano come pure le aree di Monte Romano e Fontana Moneta, dove erano sfollati moltissimi marradesi, rimasero sotto il controllo dei nazifascisti…”

Centoventesimo anniversario della nascita e sessantesimo della morte del filosofo marradese Luigi Bandini, “Gigino” l’amico di Dino Campana.

Gigino Bandini
domenica 3 giugno
Si svolgeranno, a partire dal 23 giugno a Marradi, volute e organizzate dal Centro Studi Campaniani Enrico Consolini, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura e della Fondazione Primo Conti, le celebrazioni del 120°anniversario della nascita e 60° della morte di Luigi Mario Antonio Bandini(Marradi 1892 – Firenze 1952), professore di storia e filosofia nei licei di Messina e di Formia, bibliotecario alla Regia Sovrintendenza Bibliografica di Lazio e Umbria presso la Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele II di Roma, autore di numerosi ed importanti saggi filosofici e traduzioni fra i quali ”Uomo e valore” e “Dalla massa all’individuo”. Bandini fu amico del poeta Dino Campana. E’ grazie anche al suo sostegno morale ed economico che Campana riuscì a pubblicare la prima edizione dei “Canti orfici” (1914). Su “Gigino” hanno scritto un libro Renato e Rodolfo Ridolfi nel 2001 “Bel Amì” e Gigino Il giornalista ed il filosofo amici marradesi di Dino Campana con prefazione di Gabriele Canè attualmente direttore de La Nazione di Firenze per le Edizioni del Girasole. In occasione del Convegno del 23 giugno prossimo e della Mostra che rimarrà aperta fino al 31 luglio riportiamo il testo di un dattiloscritto originale in cui Bandini delinea, tra il serio e il faceto, una sorta di autoritratto:

Note caratteristiche del dott.Luigi Bandini secondo il medesimo:
Laureato in filosofia nel 1924 presso l’Università di Firenze coi massimi voti. Cultura mediocre,tutto sommato, e non profonda, ma sufficientemente estesa. Serio e studioso. Abbastanza intelligente. Onesto fino all’ossessione (Detto questo è inutile aggiungere che è incapace di mentire come di venir meno a una promessa data soffrirebbe enormemente trovandosi in una durissima necessità di far ciò. Miope (dicendo molto si dice…..troppo poco)
Conosce dal più al meno (propendere nella interpretazione di questa nota piuttosto al meno che al più) tre lingue moderne: francese, inglese, tedesco. Di piuttosto fine sensibilità estetica, ama la signorilità nelle cose e nei modi. Pulito: Piuttosto disordinato, ma non nelle cose serie: Non beve alcoolici; non fuma. Non ama il pettegolezzo e non si occupa degli affari privati altrui( pur cupido di tutto ciò che è testimonianza umana)
Misuratissimo nei giudizi sulle persone. Di una illimitata indulgenza verso tutto ciò che in una condotta non del tutto approvabile non indichi una radicale cattiveria d’animo (e la bassezza?)Si affeziona facilmente-senza però mai debolezze-alle persone che avvicina purchè non incontri un’avversione molto spinta per la pulizia, ed è facilmente amato. (Nota alla nota precedente: Anche perché s’instudia di non dar mai noia). Ama il lavoro (ma quel lavoro che ama). Parco nel mangiare. Un po’ orso(fa volentieri a meno della folla di ogni specie; vi si adatta però quando è necessario). Un po’ aristocratico. Un po’ presuntuoso(un buon po’).Un po’ testardo. Deforme nel fisico, ma non (almeno per quello che egli stesso né può giudicare) malato.

Paolo Scacco

Marradi “medaglia d’oro al merito civile” in occasione della Festa della Repubblica non dimentica il tragico giugno del 1944 ed i sacrifici per la liberazione e la democrazia.

A Marradi, lunedì 5 giugno 1944, giorno di mercato, alle ore 13 circa, le case vicino ai ponti della ferrovia furono ridotte ad un cumulo di macerie. Chi non riuscì ad abbandonare le abitazioni vicino ai
ponti bombardati non ebbe scampo. Fu distrutta La Filanda, l’area della Chiesa, Via Celestino Bianchi, fu distrutto l’avancorpo del Teatro che
rimase fortemente danneggiato. Dalla Galleria degli Archiroli fino a Biforco le bombe caddero nella zona di Villanceto, della Casa del Fascio
e del Foro Boario dove si registrarono distruzioni e rilevanti danni. Centoventi morti e duecento feriti, secondo i ricordi di Emilia
Cavina, la mitica infermiera, memoria storica dell’Ospedale che insieme al dottor Pietro Poloni e cinque suore si guadagnò grandi meriti
in quei difficili anni. L’ospedale, dopo il bombardamento, fu trasferito a Quadalto, frazione di Palazzuolo di Romagna. Morirono per il bombardamento:
Carlo Andreucci, Fiore Bandini, Domenico Cavina, Severina
Brunetti, Violetta Cantoni, Uberto Cappelli, Iolanda Cappelli, Clorinda
Donatini che sopravvisse due giorni all’Ospedale di Brisighella,
Domenico e Mario Ferrini, Ernesta Chiari, Maria Antonietta Escheback.
Domenico, Giuseppe e Maria Fabbri, Giuseppe Farolfi, Maria Malavolti,
Dalmazio e Zanobio Gamberi, Francesco Montuschi, Nada Torti, Pierina
Neretti, Carolina Pazzi, Pieri Aldo, Giovanni Razzi, Domenico Rontini,
Domenico Sbarzaglia, Silvio Sarini, Felice Sartoni, Antonio Tronconi,
Angiola Vespignani, Giustina Visani, Teresa Zurri, l’intera famiglia
Margheri, Pio e Filippo Bernabei, Antonio ed Arturo Baldighieri, Giulia
Calderoni, Bruno Ravagli un bimbo di casa Patisci, Idillio Ciaranfi, marito
di Leonia, la figlia di Maria Mancorti, Bruna Ridolfi. A Biforco la Villa del barone Edmond Schmidt von Secherau che era stato Sindaco prima del fascismo, dall’ottobre ‘21 al marzo del ‘23 alla guida di una maggioranza di popolari e socialisti, fu colpita da una
bomba e lo Schmidt morì. Nuovi bombardamenti fecero altre vittime:
Fortunato Mercatali, Pasquale Sartoni, Rosa Piani Bandini ed Emelia
Cavallari. I colpi di artiglieria, i cannoneggiamenti e le mine produssero
ulteriori feriti e numerosi morti: Antonio, Fiore e Rosa Bandini, Gabriella
Benelli, Giuseppe Billi, Pio Cavina. Agostino, Antonia, Assunta e
Luciano Mazzoni, Emilio Mercatali, Amedeo Palli, Eugenio Paganotto,
Domenico Scarpa, Gino Senzani, Carlo Tronconi, Assunta Visani. Il 20
ottobre del ‘44 l’ottuagenario monsignor Luigi Montuschi, Arciprete di
Marradi, moriva all’ospedale di Quadalto in seguito alle ferite riportate
dal cannoneggiamento. La salma dell’Arciprete, il 7 luglio del 1945,
venne poi traslata, con una solenne cerimonia, nel cimitero di Marradi.
Quando il trasporto numero 53 lasciò Fossoli per Mauthausen il
21 giugno ‘44 a Marradi, scrive il partigiano Roberto Denti: “Fu una
giornata tragica. Un gran numero di soldati tedeschi, forse addirittura
una divisione, con l’aiuto delle brigate nere attaccò in massa le nostre
posizioni. Il comandante aveva mandato due staffette al comando militare
del CLN di Firenze. Le staffette erano due giovani donne, una
aveva appena finito il Liceo, l’altra era una contadina di Marradi, poco
più che ventenne anche lei che informarono il CLN della drammatica
situazione in cui ci trovavamo”. Alle nove alcuni militari tedeschi trascinarono
un giovane nel Cimitero di Marradi e lo uccisero con un
colpo di pistola alla nuca. Nel pomeriggio, un militare italiano, catturato
da una pattuglia di nazisti e di repubblichini venne condotto al
Cimitero. Il cancello era chiuso, i barbari cercarono un passaggio lungo
il recinto, non trovatolo, presero il prigioniero e lo scaraventarono
all’interno, poi aprirono il fuoco e lo uccisero. Poco più tardi un altro
gruppo di nove uomini, catturati dai nazifascisti, furono condotti nel
luogo sacro, vennero fatti sdraiare a terra ed uccisi con il colpo alla
nuca. Una lapide murata a fianco dell’ingresso della Cappella Mortuaria
così ricorda quei Martiri: “Qui fremono / undici martiri spenti da tedesca
rabbia / Li baci in cielo il bel sole di Dio / Marradi pose la bianca
lapide / Perché l’oblio dei secoli futuri / Non copra delitto sì
nefando”: Benelli Giuseppe, ucciso a Monte dell’Asino, Milanesi Carlo,
Ridolfi Giuseppe, ucciso il 20 giugno nel capoluogo, Samorì Celeste e
sei corpi d’ignoti. Il sergente partigiano Sergio Iandelli, ventenne, fiorentino
della 36a Bianconcini, venne aggiunto in un secondo tempo.
A Sergio Iandelli è dedicata una lapide posta sul muro della strada che
conduce a Palazzuolo sul Senio “Nel Luglio 1944 in combattimento a
Crespino del Lamone / Sergio Jandelli / partigiano / corso in aiuto a
compagno ferito / fu catturato seviziato e ucciso dalle SS tedesche /
alla sua fraterna generosità / dette gloria duratura / l’indiscriminata
ferocia / di un nemico ciecamente brutale/a ricordo del semplice eroismo
/ di Sergio Jandelli volontario della libertà/ucciso perché credeva
/ nella solidarietà tra gli uomini / al di sopra di ogni chiuso egoismo /
i partigiani pongono / perché il ricordo sia esempio / Marradi il 23
luglio 1945”. Come si legge nel verbale di irreperibilità redatto il 10
ottobre ‘47 un altro partigiano: “In seguito al combattimento del 14
aprile 1944 sul monte Falterona era scomparso, a soli vent’anni,
Martino Alpi di Crespino sul Lamone e non si seppe più nulla di lui e
non fu possibile identificarne la salma”. Sirio Di Paolo Ancillotti partigiano,
che era nato a Marradi nel 1918, ma viveva a Fognano, durante
il rastrellamento d’aprile si ammalò di pleurite non riuscì a
riprendersi e il 6 ottobre ‘44 moriva. Il tre settembre a Campigno i
tedeschi uccidevano Igino Neri e quello stesso giorno a Rio Faggeta di
Lutirano Luigi Baldassarri. Domenica nove luglio ‘44 nel Casale di
Modigliana, dove si trovava il parroco partigiano don Angelo Savelli, si
riunì il battaglione Ravenna, forte di una quarantina di uomini, per
prendere posizione fra la banda Corbari e la 36a Brigata Garibaldi
Bianconcini. Il comando venne affidato a Vittorio Bellenghi, Nico, ex
ufficiale del Regio Esercito ed al suo vice Bruno Neri, nome di battaglia
Berni, calciatore che aveva giocato nel Faenza, nella Fiorentina, nel
Torino e nella Nazionale italiana. La formazione partigiana si mise in
movimento lungo il sentiero del crinale, diretta al Lavane e la sera
aveva sorpassato il Torretto e l’indomani avrebbe raggiunto Gamogna.
La strada fra Marradi e San Benedetto brulicava di tedeschi che avevano
alle Canove il loro comando retto da un capitano con circa cento
militari e molti uomini del luogo, rastrellati forzatamente e costretti
ai lavori stradali. I due comandanti, partigiani, Bruno e Vittorio, decisero,
con grande imprudenza, di andare da soli in avanscoperta a perlustrare
l’area. Quando, nel primo pomeriggio, con le armi in pugno,
giunsero al cimitero, vennero sorpresi allo scoperto da una pattuglia
tedesca e nello scontro a fuoco furono uccisi. Il parroco, don Angelo
Ferrini, cercò di dare ai due giovani una sepoltura dignitosa, ma, come
raccontò in una intervista del 1989, dopo aver trasportato, aiutato dal
partigiano Vincenzo Lega, i corpi dei due giovani nella cappella del cimitero parrocchiale, si recò in municipio a Marradi a chiedere le bare che
gli furono negate con questa motivazione: “Non possiamo disporre nulla
per dei traditori, per dei partigiani”. “Quindi dovemmo seppellirli in una
fossa comune avvolti nella paglia e nelle frasche”. Il giorno successivo don
Ferrini durante l’imponente rastrellamento nazista, dopo essere stato
apostrofato dai tedeschi “Tu pastore badogliano adesso fare Kaput a te e
bruciare chiesa”, come racconta Carlo Martelli nel suo libro Fascismo
Antifascismo, sfuggì per miracolo alla morte grazie all’intercessione, presso
i tedeschi, del parroco di Albero, don Vittorio Fabbri.

Dal libro “Domenico Vanni Sovversivo per la libertà”